Calma piatta sul dossier Alitalia. Dopo la decisione di un nuovo rinvio, questa volta al 15 giugno prossimo, per la presentazione dell'offerta da parte delle Fs, sull'operazione sembra essere calato il silenzio anche perché la nuova scadenza, a differenza di quanto è successo in passato, aiuta ad evitare che una patata bollente, come il futuro dell'ex compagnia di bandiera, diventi altro terreno di scontro in piena campagna elettorale. Ma a smuovere le acque
ci pensano i sindacati che procedono spediti verso lo sciopero di 24 ore di domani. Uno sciopero che è sì di tutto il trasporto aereo: coinvolgerà, quindi, piloti e assistenti di volo di Alitalia, Blue Air e Blu Panorama, tecnici della manutenzione e personale di terra delle compagnie, gli addetti all’handling, al catering e delle gestioni aeroportuali.
Ma, inevitabilmente, è il nodo Alitalia che finisce al centro del protesta.
E sulle responsabilità di questa astensione dal lavoro, le organizzazioni sindacali non hanno dubbi.
"Colpa del Governo se domani, martedì 21 maggio il trasporto aereo nazionale
lascerà a terra migliaia di passeggeri", puntualizza il segretario generale della
Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi.
"Il Governo - insiste - persevera a non prendere iniziative per lo sviluppo
regolato del settore per tutelarne l’occupazione, che registra crisi ovunque
nonostante il numero dei passeggeri sia in forte crescita, mentre per il rilancio
di Alitalia in modo irresponsabile neppure sente il dovere di confrontarsi con
il sindacato per capirne le ragioni!".
"La protesta è indetta per la grave situazione occupazionale del trasporto aereo", dice il segretario nazionale della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito ricordando le questioni al centro della vertenza generale: "il rinnovo del contratto nazionale di settore, una legislazione di sostegno che renda nel nostro Paese il ccnl, riferimento minimo normativo e retributivo per tutti i lavoratori del settore e per il finanziamento strutturale del Fondo di solidarietà del trasporto aereo".
E poi Alitalia: "c’è in ballo il lavoro di più di 11 mila persone e di tutto l’indotto
ed è sempre più necessario ed urgente che il governo, dopo quasi un anno di rinvii, batta un colpo".
Intanto, sull'operazione non sembrano esserci nuovi sviluppi. La settimana scorsa, le Ferrovie dello Stato hanno presentato il nuovo, atteso, piano industriale dove però manca il capitolo Alitalia.
"Siamo in fase negoziale", ha detto per l'occasione l'ad di Fs, Gianfranco Battisti. E se Alitalia verrà assorbita, "riadattiamo il piano con l'integrazione trasportistica e finanziaria", ha spiegato.
Piano che, comunque, non cambierebbe molto nei suoi pilastri fondamentali.
Per la composizione della compagine azionaria della newco, mancano ancora importanti tasselli. Al momento, i punti fermi sono la partecipazione fino al 30% di Fs, il 15% del Mef, con la conversione in equity di una parte del prestito ponte di 900 milioni, e il 10% di Delta Airlines. Manca, dunque, ancora un'importante fetta, la quarta, della torta, per rimanere nella metafora usata, giorni fa, dal vicepremier, Luigi Di Maio, il quale ha anche riferito che ci sono delle "manifestazioni di interesse solo a mezzo stampa: si è parlato di Atlantia, di Toto, quando saranno formalizzate potremo chiudere e andare a parlare con i sindacati". Ma sul fronte Atlantia, non sembrano esserci avanzamenti rispetto alla linea nettamente demarcata dall'ad Giovanni Castellucci, il giorno dell'assemblea degli azionisti, esattamente un mese fa, e anche confermata successivamente. In sintesi, è la posizione del gruppo, i fronti aperti sono tanti e complessi (dalla Gronda di Genova alle tariffe) e non se ne può aggiungere una altro altrettanto complesso.
Quanto invece all'ipotesi di Toto, questa sembrerebbe essere stata accantonata, a quanto s'apprende, a causa della ferma opposizione di Delta e Fs e, sul fronte politico, della Lega, preoccupata, spiegano fonti vicine al dossier, per i diversi contenziosi aperti con la stessa Alitalia, Anas e Agenzia
delle Entrate. In questi giorni, sono tornate a parlare di Alitalia anche EasyJet e Ryanair.
"Siamo usciti dal processo in corso per Alitalia, perché non era in linea con la
nostra strategia commerciale'', ha spiegato Lorenzo Lagorio, Country Manager Italy della compagnia low cost britannica, che aveva presentato la propria manifestazione di interesse per poi fare marcia indietro. E ha parlato anche Michael O'Leary, numero uno di Ryanair, che ha rilanciato, ancora una volta, la disponibilità a una collaborazione basata sul feederaggio.
"Con i commissari di Alitalia ci incontriamo ogni tanto, ma per ora restiamo
nelle retrovie, per dire che possiamo aiutarli ad alimentare i voli intercontinentali. Alitalia è un brand incredibile", ha detto.
Tace, invece, Lufthansa, che, comunque, rimane sullo sfondo e continuerebbe a rimanere della stessa idea. C'è l'interesse per un'Alitalia ristrutturata ma non c'è alcuna intenzione di investire insieme al Governo italiano. E se gli altri attori dovessero fare il passo indietro, i tedeschi potrebbero scendere in campo e presentare la propria proposta direttamente ai commissari.