L’ultimo sperimentalista italiano ci ha lasciato per sempre. All’età di 83 anni è morto Nanni Balestrini, poeta visionario, contestatore politico, scrittore, saggista, editorialista, uomo tenacemente controcorrente secondo un proprio percorso ideologico. E’ scomparso l’altra sera all'ospedale San Giovanni Addolorata di Roma dopo una breve malattia. Era nato a Milano il 2 luglio 1935. "È con tristezza e dolore che informiamo della scomparsa di Nanni Balestrini. Una scomparsa, non solo per noi, incolmabile", ha annunciato sulla sua pagina Facebook la casa editrice DeriveApprodi che sta procedendo all'edizione completa delle sue opere. È stato uno degli esponenti dell’avanguardia e delle sperimentazioni dagli anni ‘60 e ’70, aveva partecipato al ’68, era uno degli esponenti influenti del famoso "Gruppo 63" con Edoardo Sanguineti, Umberto Eco e Furio Colombo. Quel credo culturale del Gruppo lui se lo è portato dietro tutta la vita sperando e credendo che con la parola scritta e con l’immagine si potessero scardinare tanti luoghi comuni della società.
Balestrini restò fedele anche a un tipo di scrittura non tradizionale come testimoniato dalla sua opera-simbolo, il romanzo "Vogliamo tutto" del 1971 dove il testo è un lungo e articolato flusso di un operaio che racconta se stesso, l’emigrazione, la fabbrica, la vita e la politica. Fortemente ispirato ai fatti del cosiddetto "Autunno caldo" del 1969, "Vogliamo tutto" è un romanzo insieme cronachistico ed esistenziale. Il protagonista, "l'operaio-massa" nella definizione stessa del suo autore, è un uomo del Meridione che si trasferisce, come tantissimi in quegli anni, al Nord in cerca di lavoro e, dopo varie vicissitudini, viene assunto alla Fiat, una sorta di Terra promessa della classe operaia. Ma ben presto si renderà conto di quella che era definita "l’alienazione della classa operaia" e parteciperà ai movimenti di lotta "contro i padroni". Un romanzo che non invecchiò mai tanto che ottenne diverse ristampe (Garzanti, 1974; Mondadori, 1988; Bompiani, 1999; Derive Approdi, 2004; Oscar scrittori moderni, 2013; Mondadori, 2015).
Nella sua eclettica carriera non ha smesso di mettere insieme impegno e cultura: ha dato vita a numerose riviste e pubblicazioni ("Il Verri", "Quindici", "Alfabeta" e "Zooom"), performance artistiche e azioni politiche, mostre e dibattiti, arte di scrittura e arte visiva, con una partecipazione alla Biennale di Venezia del 1993. A seguito dell’ondata di arresti che ci furono a partire dal 7 aprile del '79 per quelli che erano i presunti capi delle organizzazioni sovversive, in particolare Potere Operaio, ha evitato il carcere rifugiandosi in Francia. Balestrini ha raccontato così quella esperienza in un'intervista nel 2012: "Evitai l'arresto rifugiandomi in Francia, dove rimasi per cinque anni. E poi venni completamente assolto da quelle accuse. A me, come per altri intellettuali, l'accusa fu di essere responsabile diretto di tutto quello che di violento si era scatenato fino a quel momento e comprendeva anche l’assassinio di Aldo Moro. La verità è che la sola cosa che trovarono era il mio nome nell'agenda telefonica di Toni Negri, di cui ero amico".
Sui temi degli anni settanta ha scritto anche il saggio "L'orda d’oro" in collaborazione con Primo Moroni, edito da Sugarco nel 1988. Il saggio è stato ristampato più volte da Feltrinelli con l'aggiunta di ulteriori contributi di Umberto Eco, Toni Negri, Rossana Rossanda e molti altri. Nel 1971, quando era uno dei maestri i pensiero culturale dei movimenti di estrema sinistra, sottoscrisse la lettera aperta a "L'Espresso" contro il commissario Luigi Calabresi, ritenuto responsabile della morte dell’anarchico Pinelli e in seguito assassinato dai terroristi rossi. Nonostante con l’età il suo tono si sia notevolmente addolcito, non è mai indietreggiato rispetto alle sue linee politiche. Numerosi i romanzi in cui Balestrini, partendo dalla sperimentazione del linguaggio, non rinuncia al messaggio politico: "Tristano", 1966; "Vogliamo tutto", 1971; "La violenza illustrata", 1976; "Gli invisibili", 1987; "L'editore", 1989; "Una mattina ci siamo svegliati", 1995) e nella sua poesia ("Come si agisce", 1963; "Ma noi facciamone un'altra", 1968; "Le ballate della signorina Richmond", 1977; "Il ritorno della signorina Richmond", 1987; "Osservazioni sul volo degli uccelli, poesie 1954-56", 1988; "Il pubblico del labirinto", 1992; "Elettra", 2001. Certamente l’esperienza a cui restò più legato è quella del Gruppo 63 e della loro rivista ufficiale "Quindici", che ebbe Alfredo Giuliani come direttore responsabile, sostituito poi dallo stesso Balestrini che era già il direttore editoriale.
Marco Ferrari