Una domanda ci sorge spontanea e ci viene da rivolgerla al ministero degli Esteri. Ma siamo così sicuri che l’Ambasciata italiana a Montevideo sia così necessaria? Ovviamente è una domanda, questa, alquanto provocatoria. Perché sappiamo l’importanza di questa dimora nonché la sua disarmante bellezza. Ma la sensazione che si ha all'interno della nostra comunità è che l’Ambasciata - secondo le decisioni del suo capo missione pro-tempore - sia oramai poco al servizio della collettività. E che sia da lui considerata "inidonea" per le cerimonie ufficiali...
Già, perché - ci chiediamo - come mai, anche quest’anno, la festa della Repubblica Italiana del 2 giugno si terrà ancora una volta lontana da quello che dovrebbe il luogo punto di riferimento degli italiani? È ormai da sempre che l’ambasciatore Gianni Piccato ha optato per onorare questo anniversario fuori dalla sede che poi è quella che lo ospita. Chissà, magari preferisce non avere nessuno nel "proprio" (pro-tempore) giardino. E allora, tornando all'inizio di questo articolo, chiediamo al ministero perché non si prende la decisione di vendere questa ambasciata, visto che svolge con grande parsimonia il ruolo di rappresentanza che dovrebbe. Un peccato, perché la centenaria Casa Towers definita proprio dall'ambasciatore Piccato "mirabile esempio di architettura stile francese, dichiarato "Bene di interesse municipale" dal Comune di Montevideo nel 1993, scenario di incontri ed eventi che hanno punteggiato le relazioni tra Uruguay e Italia che ha accolto Capi di Stato e Membri del Governo, capitani d’industria e uomini d’affari, intellettuali ed artisti".
"È un privilegio per ogni Ambasciatore d’Italia poter risiedere nella bella villa di Calle Ellauri. Una villa che ha mantenuto tutto l’incanto di una dimora patrizia sudamericana di inizio Novecento, pur sapendosi aggiornare egregiamente nel design degli interni e nel contesto paesaggistico dello splendido giardino" è invidiata da tutti... Ma a quanto pare irraggiungibile per la comunità italiana che invece dovrebbe considerarla come gli anni passati con tutti gli altri ambasciatori, punto di riferimento in Uruguay.
Beati invece gli amici dell’ambasciatore, loro sì invitati a cena e magari impegnati in qualche partita di tennis sul campo presente all'esterno della struttura. Insomma, sembra quasi un’Ambasciata fantasma, lontana dalle aspettative del popolo. Di certo una scelta, quella di Piccato di festeggiare il 2 giugno altrove, che però non sembra essere particolarmente fortunata. Basti pensare, infatti, che da quando c’è lui, al ricordo della nascita della Repubblica non fanno più capolino né presidenti né ministri uruguaiani e italouruguaiani...