Certo a Di Maio, per tradizione culturale, riuscirà meglio, ma anche gli altri sembrano cavarsela piuttosto bene, un po' di ammuina non guasta mai. Da una parte "Giggino" che parla di lezione subita, ma stranamente porge i complimenti a Zingaretti per il successo del Pd, dall’altra Salvini che fa il superiore e conferma fedeltà e alleanza. Come se non bastasse, guarda caso, Zingaretti, mentre esclude accordi con i cinquestelle, aggiunge chiaramente: "solo in questa legislatura", è proprio vero che il diavolo si nasconda fra i dettagli.
Per non dire di Giorgia Meloni che dopo il grande risultato personale, insiste per un governo senza Berlusconi, dimenticando che in Piemonte, l’ennesima vittoria c’è stata tutti assieme, con Cirio candidato di forza Italia. Insomma da Salvini che fa l’inglese sul contratto, a Di Maio che applaude gli avversari, alla Meloni smemorata, a Zingaretti che ha imparato l’arte dal fratello, fare ammuina sembra un ritornello. La realtà è tutt’altra e dietro queste parti in commedia, c’è quello che abbiamo scritto e ripetuto: ci si prepara e attrezza per la crisi di governo e per tornare al bipolarismo prima, e al voto dopo. Del resto quando Zingaretti afferma di volere un polo di sinistra alternativo alla destra, secondo voi che dice? Con chi sarebbe questo polo con sé stesso oppure con chi a sinistra c’è nato e sempre stato come il movimento dei grillini?
Per questo Di Maio gli risponde coi complimenti per il successo del Pd, si riunisce per la sconfitta col plenum di sinistra, da Fico a Di Battista all’ala più oltranzista, parla con Conte perché magari ascolti il Quirinale. Insomma dietro l’ammuina c’è ben altro, del resto dopo il filotto del centrodestra nel Piemonte e dappertutto, dopo il terremoto sulle europee, dopo i tormentoni dei litigi con Salvini, cosa può esserci ancora, se non di prepararsi a un nuovo voto? Oltretutto i cinquestelle stanno a sinistra, prima di Salvini volevano il Pd, solo Renzi li ha bloccati ma, con Zingaretti, sarà normale e con questa legge elettorale sanno bene che il 40 percento arriva solo se c’è una coalizione, altrimenti separati se lo possono sognare. Ecco perché, al di là delle dichiarazioni, si pensa al prossimo confronto: da una parte ci sarà tutta la sinistra possibile, compresi mezzi d’informazione, intellettuali, radical chic; dall’altra, che piaccia o meno, solo Salvini e Meloni non possono bastare.
Inutile dunque che Lega e Fratelli d’Italia insistano nel considerare Forza Italia eccentrica da loro; quel 9 percento che sembra una sconfitta servirà invece per determinare la vittoria o la disfatta. Per concludere, siamo alla fine di questa malaugurata esperienza, c’è solo da aspettare chi farà la mossa, che sia Salvini oppure no in fondo poco conta: conta invece pensare al dopo, battere l’armata rossa dovrà essere l’unico scopo.