Studiano, lavorano, giocano, vincono, chiedono. Chi sono? Le donne che giocano a calcio. Dilettanti che puntano a diventare professioniste. Traduzione: calciatrici professioniste, uguale e preciso come i signori uomini. Per carità, non dal punto di vista retributivo, parlare di guadagni identici o quasi significherebbe pronunciare una solenne bestemmia. Intanto, le donne italiane calciatrici sono ai mondiali. Pronte a sfidare il mondo, il calcio d’inizio il 7 giugno in Francia. Papa Francesco le ha già ricevute in udienza speciale; la presidente del Senato, Casellati, le accoglierà oggi a Palazzo Giustiniani. La prima volta di una squadra di donne. Il fenomeno lievita. Grazie soprattutto al presenza interessata della Figc e all’avvento del calcio femminile all’interno di alcuni grandi club calcistici italiani. Juventus, Fiorentina, Torino, Roma…
Gonfie d’orgoglio, gasatissime dagli effetti della continua scalata che le ha elevate recentemente a livello di fenomeno anche mediatico (una partita di campionato alla settimana in diretta tv, titoloni sui giornali nazionali, stadi pieni di gente, un pubblico da sfide al maschile) e ora la giostra mondiale a venti anni dall’ultima volta. Bella Italia però con un difetto, un limite: il Sud è praticamente assente, il Sud vero ha una sola rappresentante nella rappresentativa nazionale. La siciliana Pipitone, portiere. Titolare di due record interni, è la più anziana, trentaquattro anni, e la più alta, un metro e settantacinque. Tutte miss, ma nessuna sposata. E nessuna madre. Un gruppo di ragazze, tatuate che di più non si può. Donne moderne. Il gruppo parla con l’accento del Nord e nel tempo libero la maggior parte delle giocatrici si dedica ai serial. Qualcuna con ambizioni future da chef.
Laura Fusetti, difensore, è laureata in scienze della ristorazione. Il suo idolo calcistico è un grande del Barcellona, Puyol. Un debole per così dire tecnico per Pep Guardiola, catalano, il mister dei grandi trionfi del Barcellona, ora vincente alla cloche del Manchester City. La serie preferita dalle calciatrici sul punto di sfidare il mondo è "La Casa di carta". Nella nazionale italiana guidata dalla ct Bertolini, domina la Lombardia con otto presenze; la Toscana ha tre rappresentanti; due Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Trentino, Friuli, Alto Adige; con una presenza Abruzzo, Molise, Sicilia. Assenti Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sardegna. La mappatura mette in campo un’unica valutazione: la macchia non si è allargata. In realtà, le cose non stanno proprio così. Il calcio femminile è un fenomeno in continua espansione. Il tempo chiarirà se esiste la possibilità di catturare nuove proseliti, e sponsor investitori. La partita più difficile.
La capitana Sara Gama, papà congolese, conta il maggior numero di presenze con la maglia della nazionale, centonove. Ha giocato anche in Francia, nel Paris St. Germain. Laureata in lingue e letterature straniere a Udine, ha una Barbie a lei dedicata. Capelli crespi, lo sponsor per lo shampoo è lo stesso del calciatore Gigi Buffon e di Federica Pellegrini. La signora delle piscine, la Divina. La più giovane della compagnia è Serturini, centrocampista, ventuno anni. Un metro e sessanta centimetri per le meno alte, Bartoli, Boattin, Giuliani. Di piede mancino, Boattin gioca in difesa e mostra sette tatuaggi. Addirittura nove Chiara Martinelli, grande ammiratrice della tuffatrice Tania Cagnotto. La Pipitone è impegnata con "Medici sena frontiere" e adora Zlatan Ibraimovic. Non nascoste ammirazione e stima verso Jurgen Klopp, il tecnico tedesco del Liverpool finalista in Champions. La birra preferita al vino, a pranzo o a cena, è l’unica concessione che si fa Manuela Giuliano, portiere titolare. Viene da una famiglia di sportivi, quattro tatuaggi e un cane. Antonio Conte il mister più amato; l’ammirazione continua a essere tutta per Alex Del Piero.
Attaccante, venticinque anni, Valentina Giacinti. Ha studiato grafica pubblicitaria, si diverte a comporre fotomontaggi. Statunitense per tre mesi, chiamata da Seattle. Cinque tatuaggi, un cane, adora lo spagnolo ex juventino Morata e Gasperini tra gli allenatori. La stella designata dalla Fifa è Barbara Bonansea. Attaccante della Juventus, ventisette anni, trentasette gol in cinquanta presenze in maglia bianconera, fantasia, estro, movimenti e giochi da fuoriclasse al maschile. Tifa Mourinho la fiorentina Alia Guagni. Votata migliore giocatrice del campionato italiano 2018, un debole per la birra, una preferenza particolare per Bebe Vio, la campionessa della scherma, una tipa impegnata a tutto campo. Laureata in Scienze e Tecniche dello Sport, possiede il patentino di allenatore, e ambisce a restare nell’ambito del calcio come allenatrice. Iscritta a Scienze Motorie, Martina Rostucci, centrocampista, un fratello gemello e due sorelline. Viene dall’atletica e sostiene la disabilità nello sport con "Insuperabili Academy".
Alice Parisi, trentina, laureata in infermieristica, preferisce la birra e non si è persa una puntata del "Trono di Spade". Porta occhiali da vista, un debole forte e confessato per la coppia Cagnotto-Dallapiè. Il record dei tatuaggi sulla pelle spetta di diritto a Elena Linari, venticinque anni, fiorentina. Ne ha sedici, impreziositi, dice lei, da un piercing. Biondona, gioca in Spagna, all’Atletico Madrid. Ha vinto il campionato, la Liga delle donne, anche se ha occupato la panchina nella parte finale del torneo. A Madrid ("Per riempire un vuoto, dopo aver lasciato la famiglia molto presto") vive con altre giocatrici straniere. "I campionati stranieri danno qualcosa che in Italia non esiste. La leggerezza".
Sorelle d’Italia d’assalto. Son deste, ma nessuna a dieta. E nessuna con la patente di guida. I genitori ne hanno condiviso la passione per il calcio, nel gruppo non c’è una sola atleta che sia stata ostacolata dalla famiglia. Nessuna calciatrice invocata come modello, sono tutte per più famose versioni maschili. Mourinho, per dire, riscuote forti consensi. E unite, in gruppo, il monolite Italia è squadra. Un team vero. Dov’è la vittoria, è un passaggio dell’inno di Mameli. Sorelle d’Italia, loro son deste. La vittoria è in Francia. Se potete sognare, potete farlo. È del sempiterno grandissimo Walt Disney, non mia.
Franco Esposito