Questa potrebbe essere anche la legislatura più breve della storia. Ma è difficile. Per alcune centinaia di persone, che non saranno nemmeno più messe in lista, vorrebbe dire passare da 15mila euro al mese a zero, a dare il resto alla cassa del bar o a imburrare panini in qualche cucina di ristorante. Piuttosto sono pronti a votare anche per Belzebù presidente del Consiglio. In realtà, il primo a non voler andare subito a elezioni è quello che ne avrebbe più interesse, e cioè Matteo Salvini. Ma c’è una spiegazione. Un socio remissivo come Di Maio quando mai lo troverà? Berlusconi e la Meloni sono due che vorrebbero un Salvini diverso. Ma lui vuole continuare a fare quello che vuole.
Non solo. Prima di andare alle elezioni, Salvini vuole portare a casa almeno una delle cose a cui tiene moltissimo: la flat tax, ad esempio, e l’autonomia regionale rafforzata. E anche il decreto sicurezza bis. Con queste tre cose in mano, il capo della Lega si sentirebbe sicuro di poter affrontare le elezioni e di vincerle, e magari di poter fare un governo senza Berlusconi, che gli tirerebbe fra i piedi il Ppe con tutti i suoi limiti. Salvini, insomma, punta in alto. E vorrebbe fare dell’Italia una sorta di repubblica sovranista, possibilmente con il ritorno alla lira e sganciata dall’Europa. Collegata direttamente con la Russia di Putin e l’America di Trump.
Inutile dire che si tratta del progetto più sciagurato che mente umana abbia mai concepito. Ma di questo si tratta. Salvini sa che i tempi sono stretti prima che si capisca il suo gioco (ma Mattarella lo ha già sgamato). E quindi ha dato al governo quindici giorni di tempo per fare quello che vuole lui. Posso sbagliare, ma anche questa volta (come sui porti chiusi) perderà. Nessuno, forse nemmeno i colonnelli della Lega, vuole quello che lui ha in testa: sono tutti bravi ragazzi, più che contenti di essere ministri e di volare con gli aerei di Stato. Non vogliono fondare nessuna repubblica, ma solo guadagnare un po’ di soldi e farsi gli affari propri. Ma i consulenti economici di Salvini (fra i peggiori del mondo) lo hanno convinto che senza il ritorno alla lira non c’è futuro.
E l’ex ragazzo del Leoncavallo si vede già a costruire ponti e a inaugurare autostrade, tutta roba finanziata con i torchi della Banca d’Italia. Una sorta di nuova era economica fascista (e quindi autarchica). Qui siamo già fuori dalla politica e stiamo entrando nelle patologie. Per fermare questo delirio, per ora, c’è solo Mattarella. Zingaretti apre sezioni nelle periferie e Berlusconi sogna un Salvini che in ginocchio va a farsi dire da lui che cosa deve fare. Due perdigiorno. Salvini vuole una repubblica Salvini, con le frontiere chiuse, il grano coltivato anche nelle aiuole spartitraffico, e magari anche l’oro alla patria. Gli anni ’40. Per impedire tutto ciò, ripeto, si può contare solo su quell’omino con i capelli bianchi che sta al Quirinale, l’ultimo presidio.
GIUSEPPE TURANI