In Italia crollano i miti, uno dopo l’altro. Prossimo alla totalità la fine di quelli degli anni Novanta. Un avviso a nostalgici e naviganti, spariscono locali storici, anche in quella parte d’Italia conosciuta come il divertimificio. La Romagna evidentemente non più in fiore, lontana ormai dalla musica e dalle ballate di Casadei. "Romagna mia, Romagna in fiore, tu sei la stella…". Sito del liscio e del divertimento, Riccione perde un altro pezzo: il Cocoricò dichiarato fallito per debiti. Si spegne il mito della movida della Riviera Romagnola. Mai più mega eventi alla disco più giovane, più ricercata e desiderata, più tutto. Il locale più trendy, ora silenzioso, muto, come tanti altri. Centinaia di milioni di euro di imposte non versate, i creditori alla porta invece dei ragazzi in pista. Il mito crollato di una generazione compagna di un sogno.
Entrare nel locale a forma di Piramide, questa sì copiata dal Louvre. Un museo di notti consumate, andate, e non più una discoteca. Come risvegliarsi col mal di testa dopo una sbornia. Respinta la richiesta di concordato preventivo, il tribunale di Rimini ha accolto di conseguenza l’istanza di fallimento presentata dall’Agenzia delle Entrate. The end, il Cocoricò non c’è più, ha smesso di vivere e di far vivere i cercatori di emozioni forti e trasgressioni talora altrettanto forti. Addio al progetto che per trent’anni ha furoreggiato in Riviera, in Italia, nel mondo. L’amara conclusione toglie qualcosa di giovane a ciascuno di noi. Si porta via pezzi di giovinezza, scaglie di entusiasmo, spazi di sogni e speranze. E ricordi anche amari, indelebili: ne 2015 Lamberto Lucaccioni, sedici anni, muore per l’ecstasy all’interno del Cocoricò. Alla discoteca viene imposto uno stop di quattro mesi. L’episodio mortale dà il via alla collaborazione con San Patrignano.
La nascita del Cocoricò è datata 1989. Diventa in breve una delle discoteche più note al mondo per la sua Piramide. Deve la sua notorietà (e qualcosa di più) alle serate trasgressive. Come quella in cui per entrare nel locale si doveva passare fra corpi nudi. La cifra contestata dall’Agenzia delle Entrate supera gli 800mila euro. La Guardia di Finanza ha scoperto che il gruppo dell’imprenditore Fabrizio De Meis aveva da anni i bilanci in rosso. La prima udienza fallimentare è in calendario il 25 ottobre. In aula è atteso anche il Comune, creditore di 100mila euro di Tari non versata. Quindi, non più eventi con dj dal cachet poderoso, ma il triste, tristissimo declino del Cocoricò. Nato nel 1989, il locale meta della meglio gioventù presente in Romagna, stanziale o turistica, non poteva festeggiare peggio i trent’anni. Simbolo di una certa forma di trasgressione, è stato il tempio della musica techno e sito di curiose performance, tipo la disco-gay friendly. Fino al 2015, l’anno della tragedia del minorenne ucciso dall’ecstasy e poi di chiusure e polemiche, era classificato fra i cinquanta club più importanti al mondo. Sulla medesima linea di Ibiza e Londra.
"È una perdita per tutto il mondo della notte", a significare la disperazione di Mauro Bianchi, già direttore artistico sotto la Piramide di cristallo. "Sarà la prima estate senza Cocoricò. Il luogo dell’innovazione che intercettava le mode mondiali. Da oggi è come se accendessi la tv e vedessi solo il Grande Fratello. Una storia che meriterebbe di essere raccontata da libri e in un film". Il Cocoricò nel cuore degli anni ruggenti della Riviera raccontati da Tondelli, il formidabile scrittore di Correggio finito troppo giovane. Gli archivi, se visitati, potrebbero riproporre il meglio nelle istantanee del privè Titilla, animate dalle drag queen. Oggi chiamate trasgressioni. Si potrebbero rivivere tra i sorrisi serate come "Memorabilia", andata in onda nel 2014. La performance della compagnia teatrale Fanny&Alexander, un omaggio a Marina Abramovic. Per entrare nel locale bisogna passare attraverso una coppia di persone nude. Atti osceni in luogo pubblico, denuncia in tribunale e tutti a casa.
Signori, lo spettacolo è finito. Di tutto e di più in trent’anni di attività del Cocoricò. Il bello di spettacoli nuovi, anche se talvolta troppo spinti, arditi, musica bella per tutti i gusti, e le pagine nere. Non poche. Un operaio morto di overdose nel 2004. Un diciottenne sottoposto a trapianto di fegato nel 2014, quel sedicenne stroncato dall’ecstasy. L’ultima serata di vera baldoria celebrata lo scorso capodanno. Poi le luci si sono spente. Il fallimento risparmia solo la famosa Piramide di proprietà di una società di albergatori romagnoli. La domanda è: a quale fine è destinata la spettacolare costruzione di cristallo? Rischia di diventare l’ennesima cattedrale del deserto in Italia. Lo show non abita più qui.
Franco Esposito