La combinazione tra dinamismo della metropoli e fascino delle Dolomiti è una delle chiavi che hanno aperto la porta del successo alla candidatura Milano-Cortina per le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali 2026 (6-22 febbraio e 6-15 marzo). Un progetto che punta sulla sostenibilità, con costi stimati per 1.3 miliardi di euro, con ricadute economiche positive sul Pil per 2.3 miliardi secondo uno studio de La Sapienza, con possibilità di ricavi fino a 3 miliardi di euro secondo un’analisi della Bocconi. Le Olimpiadi sono quindi un grande affare. Ben tre università si sono occupate di valutare le ricadute economiche dei Giochi Invernali del 2026. La Sapienza che ha dato una previsione complessiva, la Bocconi che si è focalizzata su Milano e la Lombardia e poi Cà Foscari che si è occupata in particolare delle ricadute su Cortina e sul Trentino Alto Adige.
Secondo la Sapienza "i Giochi invernali contribuiranno positivamente alla crescita dell’economia: gli incrementi del Pil tra il 2020 e il 2028 vanno da 93 a 81 milioni annui. La crescita cumulata del prodotto raggiunge un massimo di circa 2,3 miliardi nel 2028". La Bocconi si spinge più avanti e parla di 3,2 miliardi. I posti di lavoro generati nelle varie fasi (dalla preparazione fino alla conclusione e anche oltre) sono più di 22.300 di cui 13.800 in Veneto, a Trento e a Bolzano e 8.500 in Lombardia. Questi studi hanno corredato il progetto italiano presentato a Losanna. Il dossier di Milano-Cortina divide le gare in quattro ‘cluster’ fra Lombardia, Veneto e le province di Trento e Bolzano: Milano, Valtellina, Cortina e Val di Fiemme.
La cerimonia di apertura davanti agli 80mila spettatori dello stadio di San Siro sarebbe la più partecipata nella storia dei Giochi invernali insieme a Pechino 2022. Quella di chiusura andrebbe in scena nel suggestivo scenario dell’Arena di Verona. Insomma, una nuova Expo, che però durò 6 mesi contro i 17 giorni dell’Olimpiade; con ricadute anche per le casse statali: un rapporto elaborato dalla Sapienza fissa in 602 milioni gli introiti per l’erario, a fronte dei 415 milioni che dovranno essere stanziati per sostenere i costi legati alla sicurezza. Secondo la Bocconi per ogni euro investito (la Lombardia mette a disposizione complessivamente 321 milioni) ne ‘torneranno’ 2,7, con un vantaggio totale di 868 milioni. Il 93% delle 14 sedi di gara è già esistente (10, di cui 4 saranno ristrutturate) o temporanea (3), solo una andrebbe costruita da zero (da investitori privati): è il PalaItalia milanese a Santa Giulia (15mila spettatori) per l’hockey, che sarà affiancato dall’Arena Hockey Milano da 7mila posti (l’ex Palasharp da ristrutturare).
In Valtellina le medaglie dello sci alpino maschile sarebbero assegnate sulla pista Stelvio di Bormio, una delle più spettacolari al mondo. Per lo sci alpino femminile è prevista un’altra sede, a Cortina, sulla Tofane, e questo ha sollevato i dubbi del Cio. Le Medal Plazas verranno allestite in piazza Duomo a Milano e a Cortina. Le previsioni economiche non tengono conto di tante altre, e persino più sostanziose, voci: dai costi che sosterranno le delegazioni dei paesi partecipanti a quelle che serviranno per permettere ai giornalisti di raccontare l’evento, per non parlare delle migliaia di visitatori e appassionati di sport invernali. Tutte queste persone spenderanno per mangiare, dormire, muoversi, ma anche per visitare luoghi e divertirsi, con un giro d’affari che potrebbe toccare un controvalore complessivo - incluso l’indotto - di quasi 1,5 miliardi.
Per quanto riguarda invece le aree destinate a subire un profondo rinnovamento e una totale riqualificazione, basterebbe ricordare (oltre ai lavori allo stadio San Siro destinato a ospitare la cerimonia inaugurale) la trasformazione dell’ex Scalo di Porta Romana dove sorgerà il Villaggio olimpico. Insomma, benefici diffusi per immagine, conti, occupazione, lasciti futuri, che i cittadini sembrano aver colto, come dimostrano i sondaggi che in Italia sembrano sfociare in un plebiscito a favore dei Giochi, mentre la Svezia era ben più tiepida: 34% i favorevoli, 37% i contrari, il 29% non sa (dati Ipsos). Passando alla parte operativa, cioè ai costi legati all’attività del comitato organizzatore (stipendi per il personale, costi di marketing, promozione, pubblicità, spese di rappresentanza, viaggi, trasferte, costi per servizi, consulenze e così via) e all’allestimento dei Giochi (cerimonie di apertura e chiusura, spese vive per le gare) una prima stima porta a 1 miliardo e 200 milioni. Quindi, al momento, escluse le infrastrutture viarie, i Giochi 2026 costerebbero poco più di un miliardo e mezzo.
Ci sono due tipologie di spese. Infatti, mentre gli investimenti in impianti e infrastrutture saranno a carico del Paese organizzatore, per la spesa operativa il Cio interverrà con un contributo, stimato ad oggi intorno ai 900 milioni. Il Comitato olimpico gestisce direttamente le tre principali fonti di entrata: diritti televisivi, top sponsor e fornitori ufficiali. Con questi introiti sostiene la quasi totalità della spesa operativa. Le voci di fatturato gestite dal comitato organizzatore locale sono: i biglietti; gli sponsor (non in conflitto con quelli del Cio) e il merchandising sul territorio nazionale.