Per una giovane nazione come l’Uruguay che non ha ancora raggiunto i due secoli di vita indipendente, quello de El País è un traguardo davvero notevole. Nel 2018, infatti, il quotidiano fondato da tre giovani avvocati del Partido Nacional ha celebrato il suo centenario, un occasione speciale questa per ripassare con delle immagini d’epoca una buona parte della storia recente del Paisito attraverso la pubblicazione dell’INSERT IGNOREo "El País del Siglo" diventata poi una mostra fotografica "100 años de El País: un siglo de historia".
Inaugurata lo scorso 23 maggio, l’esposizione è ospitata dalla Fotogalería del Parque Rodó a Montevideo ed è aperta gratuitamente al pubblico fino al 22 luglio. Al suo interno si trovano una serie di immagini che testimoniano le principali vicende e le trasformazioni sociali vissute dall’Uruguay in tutti questi anni. Oltre al vasto materiale del quotidiano, la mostra si avvale anche del prezioso contributo dell’archivio personale dei fratelli Caruso, Juan e Rafael, fotografi del quotidiano El Día oggi scomparso.
"El País" -si legge nella presentazione della mostra- "è stato presente in più della metà del cammino percorso dall’Uruguay nella sua storia. Le vicende politiche e sportive così come quelle giudiziarie, i personaggi, l’arte e la cultura popolare, si rispecchiavano nelle pagine del giornale. Le sue cronache, le sue interviste e le sue fotografie costituiscono per questo un archivio che custodisce una buona parte della memoria nazionale". Scavando un po’ tra le fotografie possiamo trovare tante traccie di Italia sparse un po’ ovunque, un riflesso chiaramente dell’origine di questa terra sudamericana enormemente influenzata dagli italiani. In questo viaggio ci sono persone, famiglie, luoghi e simboli fortemente legati al Bel paese.
Si comincia dall’affascinante bellezza della famosa attrice romana Silvana Pampanini, invitata speciale di uno dei festival del cinema di Punta del Este negli anni cinquanta. Facendo un passo indietro nel tempo arriviamo al 28 febbraio del 1923, un giorno molto importante per l’immaginario della nazione e della sua capitale. Con una solenne cerimonia, nella Plaza Independencia viene inaugurata la statua in onore dell’eroe nazionale José Artigas. A realizzarla è lo scultore bresciano Angelo Zanelli, che ha fuso tutto il bronzo in Italia per poi portarlo in Uruguay per completare l’opera.
Altri monumenti, altre storie italiane a cominciare dal Palacio Legislativo, frutto del lavoro di Vittorio Meano e Gaetano Moretti, torinese il primo, milanese il secondo. Il Parlamento uruguaiano è protagonista di due foto nella mostra che rappresentano due contesti completamente opposti: la prima, nell’agosto del ‘25 pochi giorni prima della sua inaugurazione, la seconda -il 27 giugno del ‘73- si ritrova triste e indifeso circondato dai carri armati dell’esercito nel giorno del golpe di Stato. Si intravede anche il Palacio Salvo -opera dell’architetto milanese Mario Palanti- sullo sfondo del portaerei tedesco Graf Zeppelin in un celebre scatto del ‘34.
Una delle immagini più recenti dell’esposizione ritrae la scalinata della Casa Central del Banco República, edificio progettato dall’architetto fiorentino Giovanni Veltroni. A completare l’elenco dei luoghi c’è poi l’Argentino Hotel, per lungo tempo l’albergo più grande del Sud America. È il simbolo di Piriápolis, la città frutto del sogno del costruttore Francisco Piria (figlio di emigrati liguri) che si ispirò alla cittadina di Diano Marina per provare a realizzare un pezzo di riviera ligure in Uruguay.
La mostra del centenario de El País è arricchita anche da tanti italouruguaiani, personaggi di spicco della politica e della società che hanno segnato un pezzo di storia indelebile del paese. Seguendo l’ordine cronologico abbiamo Gabriel Terra, il dittatore degli anni trenta fortemente ispirato dal fascismo, il "colorado" Tomás Berreta Gandolfo, per un breve periodo presidente nel 1947 e infine il figlio di un anarchico italiano, Líber Seregni, padre spirituale della sinistra uruguaiana e fondatore del Frente Amplio.
Non poteva mancare di certo il calcio in questo lungo viaggio sul passato recente dell’Uruguay. Da ricordare la Celeste campione del mondo nel 1930 immortalata genuinamente intorno a una radio. Tanti di loro provenivano da famiglie italiane a cominciare dal "mago" Héctor Scarone (ligure), il centravanti che sfondava le reti Pedro Petrone (lucano) o il carismatico capitano José Nasazzi. Altre foto si possono trovare anche qui: http:// www.cdf.montevideo.gub.uy/exposicion/100-anos-de-el-pais-un-siglo-de-historia#.
Di Matteo Forciniti