L’arresto di Carola Rackete - con successiva liberazione - non ferma le Ong. Dalla Mediterranea Saving Humans che "torna in mare", non con la Mare Jonio ma con il natante "Alex", fino alla Sea Watch, la no profit dello stallo di Lampedusa, che prosegue le operazioni di salvataggio vite. Passando per Open Arms che il mare non l’ha mai lasciato e continua ad agire in acqua. Nella ripartenza delle Organizzazioni si inseriscono le parole di Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento, che ha spiegato come non siano ancora stati provati possibili accordi "tra trafficanti di esseri umani ed ong".
"Siamo partiti. Mediterranea Saving Humans torna in mare" scrive la ong via social, ma con una nave diversa. Non più la "Mare Jonio", "che assurdamente rimane dietro il cancello di un porto per avere salvato 30 vite", ma con "Alex", natante utilizzato finora come barca appoggio. "Ancora una volta siamo in mare per salvarci", non da soli perché "Open Arms e Aylan Kurdi di Sea-Eye saranno insieme a noi". La missione è la stessa: "Monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani in un mare che i governi europei hanno trasformato in un cimitero e un deserto, e prestare il primo soccorso, se incontreremo qualcuno che ha bisogno di aiuto. Raggiungeremo la cosiddetta Sar libica, una zona controllata da milizie colluse coi trafficanti di esseri umani legittimati dalle politiche italiane e dell’Unione europea. La nostra presenza è l’unico vero deterrente alla loro azione".
"Ancora una volta - prosegue Mediterranea - siamo andati dove non vorremmo essere, perché nessuno dovrebbe più essere ridotto a naufrago per fuggire dalle bombe e dalle torture, e nessuno dovrebbe essere costretto ad andare in mare per difendere i diritti e la dignità delle persone contro la violenza e l’arbitrio di scelte politiche crudeli e illegittime". "Ancora una volta - aggiunge - siamo andati dove è necessario essere: in quel Mediterraneo dove oggi si gioca il futuro di tutte e tutti, perché in quel mare annega la nostra umanità, la parte migliore della nostra civiltà giuridica, la speranza di vivere in un mondo libero e più giusto".
La Sea Watch non si ferma - Le operazioni non si fermano, assicurano i responsabili della Sea Watch durante una conferenza stampa: "Serve una soluzione politica in modo che situazioni del genere non tornino a ripetersi", ha detto il portavoce Ruben Neugebauren. Ed ha aggiunto: "Siamo molto delusi dal governo tedesco e dall’Europa". Già dalla vicenda della nave Aquarius un anno fa la situazione si sarebbe dovuta risolvere ma "si sono accampate scuse, si è dato la responsabilità agli altri dicendo che bloccavano la situazione e dicendo che serve una soluzione europea", prosegue il rappresentante della Ong. "Si, una soluzione europea sarebbe bella ma il governo tedesco dovrebbe impegnarsi in modo pro-attivo senza aspettare gli altri", ha proseguito.
In questo senso, ha aggiunto, si dovrebbe permettere alle città tedesche che hanno chiesto di accogliere i migranti, di renderlo possibile. Oltre 60 città e comuni in Germania hanno dato la disponibilità ad accogliere le persone salvate in mare. L’organizzazione ha poi reso noto di avere raccolto "oltre un milione di euro" per coprire le spese legali della comandante Carola Rakete. Nel frattempo la Sea Watch3, la nave posta sotto sequestro dopo il caso degli ultimi giorni, lascia Lampedusa con destinazione Licata. Resterà al porto per consentire i nuovi accertamenti e le nuove perquisizioni da parte dei Pm.