Mi rivolgo a lei per cercare le origini del mio cognome. É un cognome del Veneto e Friuli, composto da Doro e Altan, uniti in Doro-Altan dagli anni settanta per decreto del presidente Saragat. A Vittorio Veneto c’è il Palazzo Doro Altan, prima dei Leoni, oggi proprietà dello Stato e anche a San Vito al Tagliamento c’è il Palazzo Altan. A proposito di Altan, il fumettista Tullio Altan, di Treviso, penso sia un parente. Però se Voi siete in grado di trovare informazioni sulle mie origini, vi ringrazio in anticipo.

Cordiali saluti, Matias Doro Altan

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Caro Matias,

generalmente le informazioni che legge su questo giornale si riferiscono a cognomi in generale, diciamo che la rubrica "I nostri antenati italiani" è uno strumento per far conoscere i vari cognomi italiani a tutti coloro che vivono in qualunque parte del mondo, e come ho già detto, avere lo stesso cognome non significa per forza discendere dallo stesso stipite comune, la stragrande maggioranza dei cognomi hanno diversi ceppi per nulla discendenti da uno stipite comune, in poche parole noi offriamo spunti riferiti a persone che portano lo stesso cognome.

Per avere una certezza sono necessari molti dati in più ovvero la conoscenza esatta del luogo di nascita e il nome degli antenati di riferimento. In ogni modo ecco i dati riferiti al suo cognome: il cognome Doro è diffuso in Italia con 665 famiglie distribuite in 265 comuni. Nelle varie regioni sono: Veneto 248, Sardegna 133, Lombardia 50, Campania 44, Piemonte 40, Sicilia 38, Lazio 28, Emilia-Romagna 18, Liguria 17, Friuli Venezia Giulia, 15, Puglia 10, Toscana 9, Trentino Alto Adige 6, Abruzzo 1.

Il cognome dovrebbe derivare direttamente dal nome Dorus, Dora, che trae origine dalla mitologia greca ("… Dorus Neptuni et Ellepis filius fuit, unde Dori et originem et nomen ducunt. Sunt autem pars Graeciae gentis; ex quibus etiam cognominata est tertia lingua Graecorum, quae Dorica appellatur…"), o anche da forme aferetiche di nomi come Isidoro, Medoro, Teodoro o simili. Quindi è il patronimico che ricorda un remoto capostipite. Il cognome Doro ha un ceppo veneto, uno genovese, uno romano, uno tarantino ed in Sardegna, uno nel sassarese ed uno a Cagliari.

Lo si trova anche nella forma "D’Oro". Fra le leggende e storie di famiglie storiche, troviamo nella città di Sacile una famiglia di questo cognome che fioriva sulla fine del sec. XVII all’Università dei Popolari, il secondo ordine cittadinesco di Sacile. Probabilmente, da questa è discesa la famiglia dei conti, la cui prima notizia sicura non risale oltre un dottore Leonardo di Bernardino, medico fisico, che con decreto del senato veneto 4 maggio 1754 ebbe la concessione del titolo di conte e con terminazione del magistrato sopra feudi dell’8 maggio 1754, l’iscrizione nel Libro dei Titolati.

Lo stesso Dott. Leonardo, nel successivo anno 1755, ebbe l’investitura del feudo di Costa di Vernassino nel territorio di Cividale, che era della nobile famiglia Gallo, con l’obbligo di fornire 75 uomini d’arme. Morto Leonardo (Gambararo 20 marzo 1758), successero i figli Giovanni, Sebastiano e Francesco, il primo dei quali il 15 settembre del 1779 fu ascritto al Consiglio nobile di Sacile.

Il cognome Altan è diffuso in appena una cinquantina di famiglie in 21 comuni. Lo troviamo nelle seguenti regioni: Friuli Venezia Giulia 29, Veneto 5, Emilia Romagna 5, Lombardia 4, Lazio 3 e Piemonte 1. La famiglia storica di questo cognome era una cospicua famiglia friulana, discendente da un Razotto vassallo dei conti di Porcia, che viveva sul finire del sec. XIII. Antonio pronipote di questo e figlio di un ser Colussio da Porcia fu nel 1367 investito di feudo in abitanza nel castello di S. Vito. Il figlio Tano che diede il nome alla famiglia, nel 1415 fu podestà di S. Vito ed acquistò la giurisdizione di Passerizza, Versutta e Campomolin.

Da Tano nacque Matteo, che nel 1460 addì 1° marzo comperò dai nobili di Salvarolo il castello omonimo, ciò gli conferì il diritto ad un voto nel Parlamento friulano. Fu Consigliere di Stato dell’imperatore Federico III e da lui creato conte palatino e cavaliere con diploma 22 febbraio 1469 dato da Pordenone, conte del S.R.I. con diploma 22 febbraio 1469 dato da Pordenone e conte del S.R.I. con diploma 6 luglio 1470 da Breetz. Antonio di Bianchino fu vescovo di Urbino, Nunzio Pontificio in Svizzera, Scozia, Polonia, Francia e Spagna; morì nel 1450 a Barcellona. Enrico, nato nel 1570 fu lodato commediografo. Altro Enrico di Carlo fu drammaturgo e commediografo.

Federico di Prospero (n. 1714) scrisse una quindicina di opere storiche e letterarie. Giuseppe suo fratello (n. 1720) fu cav. professo del S.M.O. Gerosolimitano. Caduto il patriarcato di Aquileia, la Rep. Ven. rinnovò agli Altan l’investitura del castello di Salvarolo e delle ville di Campomolin, Versutta e Passerizza, colla giurisdizione civile e criminale, ordinando nel maggio del 1795 la loro iscrizione nel Libro dei Titolati. Lei conosce bene l’esistenza a Vittorio Veneto del Palazzo "DORO ALTAN", immobile di grande pregio architettonico edificato nel XVII secolo, è appartenuto nel secolo scorso ad una delle più note famiglie aristocratiche della Provincia di Treviso. L’edificio principale, che si affaccia su Via Cosmo e su di uno splendido giardino, incorniciato da un suggestivo viale alberato con accesso da Via Ugo Foscolo, è articolato su tre livelli, con splendidi saloni in parte affrescati ed impreziositi con marmi e stucchi di grande pregio.

Completano la proprietà, una palazzina abitativa, un ampio garage e locale di servizio, perfettamente inseriti all’interno di un meraviglioso giardino con alberi d’alto fusto ed un campo da tennis. L’immobile, oggi dismesso, è stato in passato sede del 1° Comando delle Forze di Difesa terrestre dell’Esercito Italiano; la sua riqualificazione prevede destinazioni d’uso residenziale, direzionale, commerciale, servizi ed artigianato, con possibilità di attribuzione di capacità edificatoria vincolata alla ri-funzionalizzazione dell’edificio. Le famiglie Doro ed Altan appartenevano alla nobiltà italiana ed ebbero entrambe il riconoscimento dello Stato, oggi nella Repubblica Italiana la nobiltà non ha riconoscimento e quindi è come non esistesse più, ma i discendenti di quelle famiglie oggi si trovano in gran parte in "Famiglie Storie d’Italia", una prestigiosa associazione presieduta dal Duca de Vargas-Machuca.

Pier Felice degli Uberti, Presidente Istituto Araldico Genealogico Italiano