Cosa di dicono le elezioni greche sull’Italia?
Gli elettori hanno scelto di voltare pagina, dando al partito di centrodestra Nuova Democrazia la maggioranza per formare un governo guidato da Kyriakos Mitsotakis. Syriza, il movimento del premier uscente, Alexis Tsipras, raccoglie dal voto una sconfitta onorevole, portando a casa circa il 31 per cento dei voti.
Molti hanno interpretato la sconfitta di Tsipras come un segno di irriconoscenza da parte della popolazione greca: l’ex primo ministro ha inflitto al Paese pesanti sacrifici per traghettare Atene fuori da una crisi pesantissima, ha dovuto tener testa alla Troika, e alla fine di tutto questo riceve il benservito. In realtà le cose sono andate un po’ diversamente: il tracollo greco dopo il 2015 venne interamente causato dalla strategia dello stesso Tsipras, che aveva vinto le precedenti consultazioni su una piattaforma pesantemente anti-europea e, col suo ministro delle Finanze Yannis Varoufakis, aveva fatto precipitare la Grecia in un vortice di sfiducia e isolamento. Solo quando la situazione si è fatta insostenibile, Tsipras ha compreso che le sue politiche non erano la soluzione, ma la causa, del problema, e ha cambiato strada, prestandosi al duro percorso di risanamento che ha gradualmente risollevato le sorti del Paese. Inoltre, Tsipras probabilmente ha perso parte del suo consenso anche per la determinazione con cui ha raggiunto l’accordo con la Macedonia del Nord: un gesto di coraggio che però una parte consistente della popolazione greca, animata da istinti nazionalistici, ha fortemente contestato. È quindi giusto riconoscergli il coraggio di aver cambiato idea e di aver messo in atto scelte politicamente costose - di cui domenica ha pagato parte del prezzo - ma non si può dimenticare che quelle scelte non avrebbero mai dovuto essere compiute se egli non avesse evocato i demoni della Grexit.
Che dire, allora, di Mitsotakis? In buona parte, rappresenta un’incognita, non tanto per la sua storia personale quanto per la natura del partito che lo supporta. Egli ha vinto le elezioni grazie a una piattaforma "tradizionale" di centrodestra, che ruota attorno al taglio delle tasse, ma al momento non è chiaro se e come declinerà tale obiettivo nel contesto di fragilità delle finanze pubbliche greche. Resta cioè da vedere se riuscirà a perseguire una strategia di austerità espansiva - finanziando i tagli di imposte con la spending review - o se dovrà cedere alle pressioni interne a Nuova Democrazia e rilassare i vincoli di finanza pubblica. Questa seconda strategia, per un’economia come quella greca, sarebbe una sciagura. In passato ha servito come ministro della Pubblica amministrazione nel governo Samaras, che aveva affrontato la prima crisi greca - dopo lo scandalo della falsificazione del bilancio pubblico - ed era stato poi sconfitto da Tsipras nel 2015. Il futuro della Grecia è, al momento, un interrogativo aperto. Tuttavia, l’Italia sembra oggi seguire la traiettoria originale di Tsipras: i nostri leader ora scherzano col fuoco, ora fanno marcia indietro.
Speriamo che le vicende dei nostri vicini ci siano di insegnamento.