"Camilleri? È il genio della narrazione, è il narratore naturale con una grande cultura alle spalle, è la massima espressione del talento narrativo come fonte di creatività fluviale, torrentizia, inarrestabile.Non si può che esserne ammirati". A parlare così è Antonio Scurati, pochi giorni prima del Premio Strega, da lui vinto poi con "M, il figlio del secolo" (Bompiani), ricevendo ben 228 voti.
"Ho avuto l’onore di conoscerlo anni fa – ricorda – mi avrebbe fatto un enorme piacere se avesse letto il mio libro, anche perché alcuni suoi racconti e aneddoti su suo zio fascista, ambientati nel periodo in cui si svolge "M", li ho trovati formidabili e rivelatori. Sono un appassionato lettore di Camilleri – aggiunge - ma non di Montalbano. Ho sempre preferito i suoi romanzi storici, i vecchi romanzi come "Il birraio di Preston". Sono dei libri formidabili che hanno significato molto per me. Quei suoi romanzi laterali o precedenti rispetto a Montalbano sono quelli anche ho amato e che amo di più".
Sulla sicilianità dello scrittore, Scurati dice di avere "un atteggiamento più ambivalente". "Penso che sia una risorsa formidabile - la storia della letteratura italiana lo dimostra con il regionalismo e la varietà culturale etnica del nostro Paese - ma può essere anche un limite e una gabbia quando inclina verso la stereotipia, nel modo in cui vedono dall’estero la narrativa e la letteratura italiana come una forma etnica e folklorica. Non è il caso di Camilleri ovviamente, ma dietro questo c’è il rischio di un folklore che ci allontana dalla contemporaneità e dalla modernità".