Quello che in molti supponevano adesso è praticamente ufficiale. La clamorosa e per certi versi annunciata fuga del boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito dello scorso 23 giugno è stata resa possibile grazie alla corruzione. Il "re della cocaina di Milano" avrebbe pagato in totale oltre 50mila pesos (equivalente a circa 1500 dollari) tanto alle guardie come agli altri detenuti per realizzare la sua rocambolesca evasione dal carcere "Central". Sono questi gli ultimi dettagli che emergono dalle indagini condotte dalla polizia uruguaiana e dall’Interpol.
In attesa di essere estradato in Italia dopo l’arresto avvenuto in Uruguay nel settembre del 2017, Morabito è riuscito a scappare dal carcere insieme ad altri tre detenuti che sono stati catturati dalle autorità nei giorni seguenti. Tra loro Matías Sebastián Acosta González e Bruno Ezequiel Díaz avrebbero ricevuto 15mila pesos (circa 430 dollari) a testa per aiutare il boss calabrese nel suo piano. Dalle indagini è emersa anche la collaborazione di una guardia carceraria che avrebbe ricevuto oltre 20mila pesos (circa 570 dollari) per fornire una pinza utilizzata poi per tagliare il filo spinato sul tetto dell’istituto penitenziario.
Grazie alle immagini delle videocamere, gli inquirenti hanno anche ricostruito gli istanti successivi alla fuga dal carcere: insieme ai suoi due complici, Morabito si è recato presso la pizzeria Eatalian Style e da lì -insieme al proprietario del locale, un cittadino russo recentemente arrestato per favoreggiamento- si è diretto verso Minas, cittadina del dipartimento di Lavalleja. Qui sono rimasti Matías Acosta e Bruno Díaz e per questa ospitalità ieri sono stati eseguiti ulteriori arresti. Successivamente Morabito è rientrato a Montevideo insieme al russo e, dopo essere entrato all’interno della pizzeria, è scomparso. Ancora una volta, dopo i 23 anni di latitanza. Proprio sulle attività di questa pizzeria si stanno focalizzando negli ultimi giorni i sospetti delle forze dell’ordine che stanno indagando sulle possibili complicità in affari tra il boss calabrese e il proprietario russo, socio in affari di un italo-brasiliano anche lui arrestato nei giorni scorsi ma subito dopo scarcerato.
Come hanno riportato alcune fonti del caso, alcuni dettagli di questa pizzeria di Punta Carretas poco frequentata dal pubblico hanno sorpreso gli investigatori a partire da un forno a legna rivestito in acciaio e costruito a Napoli dal valore di decine di migliaia di dollari. Non solo: la pizza di Eatalian Style poteva contare con la mozzarella e la salsa importata dall’Italia così come i diversi pizzaioli che si sono succeduti in questi anni. Insomma, la pizza come grande protagonista del malaffare in Uruguay proprio come le storie del passato della mafia italoamericana.