Una televisione europea. Un polo che raccolga tecnologie e i migliori palinsesti delle tv nazionali targate Ue per poi ridistribuirle su tutto il territorio del continente. Non è un idea astratta ma un progetto concreto che cresce da tempo in sordina e che promette di concretizzarsi entro dicembre di quest’anno. L’idea, manco a dirlo è targata Italia, con buona pace di chi identifica il nostro Paese come il nemico numero uno del progetto Europa. Media For Europe, una grande tv generalista europea, sarà infatt, targata Mediaset. Avrà sede in Olanda e sarà quotata a Milano e Madrid, e rimarrà fiscalmente residente in Italia. La sede olandese è stata scelta per motivi di governance, "perché lì le regole fanno sì che una società che affronta un cambiamento possa avere una stabilità di azionariato".
È Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato del gruppo, a presentare l’ambizioso progetto. "Noi siamo i primi ad esserci mossi- ha spiegato il numero uno del Gruppo Mediaset durante l’evento dedicato alla presentazione del palinsesto 2019-2020- abbiamo lanciato questo piano per favorire le sinergie di strutture e in ambito tecnologico, per dare vita a una nuova piattaforma distributiva web e creare un grande polo europeo della tv. Una volta visti i primi risultati, sono convinto che altri broadcaster si uniranno a noi", ha sottolineato Berlusconi. "Solo diventando più grandi e acquisendo una dimensione ancora più internazionale si può competere con i giganti, primi fra tutti quelli del web", ’l’amministratore delegato ha inoltre chiarito che ci sono dialoghi in corso con i gruppi che offrono contenuti e servizi grazie al web, sottolineando che si potrebbe ragionare in futuro anche su qualche produzione insieme oltre che su collaborazioni in ambito pubblicitario.
"Stiamo negoziando,- ha precisato- ho buoni rapporti con Netflix e Amazon, non li considero un nostro nemico diretto: da un lato, perché vivono di streaming, non raccolgono pubblicità; dall’altro, è ovvio che portano via tempo alla visione della televisione generalista e tradizionale. Ma siamo convinti che la nostra tv, che vive di ‘qui e adesso’, non morirà mai". L’ idea di un grande polo che raggruppi il meglio delle tv europee è stata lanciata, ed è sufficientemente ambiziosa da aver impressionato altri grandi broadcaster Ue che potrebbero entrare nel grande progetto. I passi procedurali da compiere, innanzitutto per la costituzione della holding olandese, sono parecchi ma, conoscendo l’innegabile competenza del Biscione in materia, non sarà difficile realizzarli in tempi brevissimi. Primo tra tutti il voto in assemblea, previsto il 4 settembre, necessario per approvare la fusione tra le attività italiane e spagnole. Poi, giurano i malevoli analisti, potrebbero presentarsi ostacoli lungo il percorso, visto che Vivendi, secondo più grande azionista del Gruppo milanese con quasi il 30 per cento, potrebbe provare a bloccare la costruzione della "casa della televisione europea".
Ma i manager Mediaset non temono eventuali intralci dei francesi e anzi spiegano che Media For Europe – la futura società di diritto olandese – è pronta ad accogliere altri broadcaster del vecchio continente. Il piano del colosso italiano di Cologno Monzese, in effetti, sembra aver destato l’attenzione in Portogallo e in Francia. L’azienda italiana, infatti, avrebbe già ricevuto una dichiarazione d’interesse nel progetto da parte di Media Capital, società portoghese del Gruppo Prisa con sede a Oeiras, e ci sono dialoghi in corso con la francese Nrj. Ma Mediaset si muove già da tempo su questo progetto di tv europea, lo scorso maggio infatti, la società di Cologno, aveva annunciato l’acquisizione del 9,6 per cento del capitale del broadcaster tedesco ProSiebenSat.1 Media, corrispondente a il 9,9% dei diritti di voto escludendo le azioni proprie: il dialogo con i manager tedeschi è continuo e ci sono tanti tavoli di lavoro in corso.
L’idea che si profila all’orizzonte è quella di una fusione complessiva. Con la nascita della holding non vi sarà alcun "cambiamento nelle società operative in Italia e Spagna per le operazioni e la residenza fiscale che rimarranno nei rispettivi Paesi", precisano in un comunicato da Mediaset- prevedendo incrementi di efficienza e risparmio tra i 100 e i 110 milioni entro il 2023 e un net present value di circa 800 milioni. Mediaset ha inoltre stimato un dividendo di 100 milioni e buy back fino a 280 milioni al perfezionamento della fusione, a un prezzo massimo di 3,4 euro per azione. Dati, sulla carta positivi ed incoraggianti. Lungo il tragitto però il Biscione potrebbe incontrare un ostacolo al raggiungimento della meta c, per non parlare del ritorno di immagine e marketing per l’azienda italiana. Unico possibile neo potrebbe essere Vivendi.
La media company, azionista di Mediaset, ha quasi il 30 per cento di azioni del colosso di Cologno Monzese (considerata anche la quota detenuta da Simon Fiduciara per conto dei francesi) e potrebbe decidere di esercitare il diritto di recesso per provare a far saltare l’operazione. Infatti, una delle condizioni per la nascita del polo televisivo Media For Europe è che le richieste di recesso da parte degli azionisti non superino l’ammontare massimo di 180 milioni di euro. Tecnicamente avverrebbe questo: i soci contrari al progetto possono richiedere il rimborso in contanti delle azioni in loro possesso a un prezzo di 2,77 euro (per gli azionisti di Mediaset Espana il recesso è di 6,5444 euro). Così se Vivendi seguisse questa strada, potrebbe concorrere a bloccare il progetto. Ma dalla dirigenza del Biscione i timori non sussistono. Fuori i francesi avanti altri possibili partner. Secondo Berlusconi, l’esercizio del diritto di recesso dei francesi aprirebbe, infatti, la strada ad altri investitori interessati al progetto.
"Il processo si caratterizza per un preciso percorso da seguire, - ha spiegato l’amministratore delegato- ci sono dei tempi, c’è una prelazione per chi è già azionista, poi ci si apre al mercato. Noi siamo convinti che vista la validità del progetto ci saranno altri investitori pronti a subentrare". E poi, Pier Silvio Berlusconi si abbandona ad una una considerazione da analista. "Siamo fiduciosi sul futuro anche perché oggettivamente non avrebbe nessun senso per Vivendi esercitare il diritto di recesso. Se fossero di questa intenzione, dovrebbero vendere adesso, il prezzo ora è superiore a quello stabilito per il recesso. Perché aspettare: se vogliono uscire e vendere, vendano oggi. Il fatto che non lo stiano facendo è già in qualche modo una dichiarazione d’intenti".
Un'ipotesi largamente ragionevole. Dunque, sembra proprio che nulla possa fermare questo progetto di tv europea. Nonostante analisti malevoli che invocano possibili venti anti europeisti. La realtà è che nei palazzi che contano l’Italia vuole più Europa. Il nostro paese, infatti, assume sempre piu’ un ruolo dominante sul panorama europeo e, neanche troppo in sordina, sta creando sinergie e strutture per rafforzare il sistema Europa. Con buona pace di chi, come Salvini, tenta e ritenta la strada del populismo e del nazionalismo cinguettato dai Tweet e gridato da Facebook.
Margareth Porpiglia