La compagnia finlandese Upm ha confermato martedì mattina l’investimento di oltre 3 miliardi di dollari in Uruguay per la costruzione di un mega impianto per la fabbricazione di cellulosa. Come emerge dai numeri, si tratta dell’investimento più grande nella storia del Paisito e secondo le previsioni porterà a una trasformazione radicale dell’economia con migliaia di nuovi posti di lavoro.
Oltre ai 2,7 miliardi di dollari per il nuovo impianto che sorgerà sul fiume río Negro, Upm spenderà altri 350 milioni per il sistema portuale e logistico tra Montevideo e Paso de los Toros. L’apertura di questo nuovo centro per la produzione di cellulosa è prevista per la seconda parte del 2022 e sarà la terza del suo genere in Uruguay dopo quella di Fray Bentos (sempre di proprietà di Upm) e quella di Conchillas (Colonia) della multinazionale Montes del Plata.
L’accordo è stato annunciato dopo una lunga trattativa durata anni e arriva in un momento molto delicato per il locale mercato del lavoro che soffre oggi un tasso di disoccupazione sceso all’8,7%. Porterà, in base ai dati ufficiali, alla creazione di migliaia di posti di lavoro con 10mila assunzioni definitive una volta conclusa la costruzione. Non solo, significherà anche una linfa vitale per la crescita dei prossimi decenni: raddoppio della produzione di cellulosa, aumento del 12% delle esportazioni, incremento del 2% del PIL.
Da tempo infatti l’Uruguay sta puntando fortemente sui prodotti forestali, sulla cellulosa e sul legno per vendere al mondo. Un cambio epocale del sistema produttivo certificato per la prima volta nel 2018 con la storica industria della carne passata in secondo piano. "Questo è il più grande investimento nella storia del settore forestale" ha dichiarato il vicepresidente di Upm Petri Hanaken.
Gli fa eco il Governo del Frente Amplio che ha salutato la notizia con un comunicato: "L’investimento di Upm rafforza l’immagine internazionale dell’Uruguay per la sua sicurezza giuridica, la stabilità istituzionale, la serietà, la responsabilità e la fiducia per l’arrivo di investimenti esteri. Migliaia di posti di lavoro saranno creati come conseguenza di questo accordo che oggi stiamo celebrando". I termini del contratto sono ancora segreti ma l’esecutivo di Tabaré Vázquez ha promesso che nei prossimi giorni convocherà una conferenza stampa per informare la popolazione offrendo maggiori dettagli. Una scelta, questa, dettata a maggior ragione dalla necessità di rassicurare le tante voci critiche che si stanno sollevando da tempo contro il progetto in Uruguay.
La seconda "papelera" targata Upm sta generando una grande polemica da parte di diversi settori della società civile. Diverse le preoccupazioni segnalate a cominciare dal rischio ambientale per la possibile contaminazione delle acque nel cuore di un paese che ha già di per sé seri problemi al riguardo con l’abuso di pesticidi e non solo. Molto forte è anche l’opposizione di una parte della politica -e ancora di più a pochi mesi dalle elezioni presidenziali- che si scaglia contro le agevolazioni fiscali che otterrà la multinazionale finlandese grazie alla concessione di un regime speciale di zona franca.
Upm si difende dicendo che utilizzerà le "ultime tecnologie" che consentono "livelli eccellenti di sicurezza ambientale" e giustifica i benefici fiscali con il pagamento annuale di sette milioni di dollari di tasse. La condizione indispensabile per l’annuncio di questo accordo è stato dato dal recente intervento statale per il miglioramento delle infrastrutture. Il piano prevede una spese di un miliardo di dollari che sarà destinato all’ammodernamento della rete ferroviaria e poi anche al porto di Montevideo.
Sul primo intervento, bisogna ricordare anche un contributo italiano. Buona parte della cellulosa prodotta nel nuovo impianto, infatti, viaggerà sui treni italiani grazie a un’intesa dal valore di 500 milioni di dollari firmata nel 2017 tra Fs (Ferrovie dello Stato) e Afe (Administración de Ferrocarriles del Estado) il corrispettivo uruguaiano gestore sia della rete nazionale che dei servizi di trasporto.
di Matteo Forciniti