Oltre agli uomini a soffrire il caldo sono anche gli animali nelle case e nelle fattorie dove le mucche con le alte temperature stanno producendo per lo stress fino ad oltre il 10% di latte in meno rispetto ai periodi normali.
È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti negli allevamenti dell’innalzamento della colonna di mercurio nell’ultima settimana dalle stalle ai pollai fino agli alveari, dove si registrano difficoltà nelle aree più colpite dall’afa. Per le mucche – sottolinea la Coldiretti – il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. Per questo – rileva la Coldiretti – sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove sono in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura mentre gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché con le alte temperature ogni animale arriva a bere i fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi.
Al calo delle produzioni di latte si aggiunge così anche – precisa la Coldiretti – un aumento dei costi nelle stalle per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo. La situazione negli allevamenti è rappresentativo in realtà – continua la Coldiretti - dello stato di disagio provocato dal clima su animali e piante. Se nei pollai si registra un netto calo della produzione di uova, le api stremate dal caldo – rileva la Coldiretti - hanno smesso di volare e non svolgono più il prezioso lavoro di trasporto di nettare e polline con la prima produzione nazionale di miele di acacia e agrumi è crollata del 41% rispetto alle attese secondo Ismea.
Ma con le elevate temperature – precisa la Coldiretti - in pericolo ci sono anche le nuove covate con le operaie al lavoro per salvarle dalla disidratazione ed evitare che le temperature interne alle arnie superino i 33-36 gradi. Mentre nelle campagne – sottolinea la Coldiretti – gli agricoltori sono costretti a ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le coltivazioni in sofferenza per le alte temperature, dagli ortaggi al mais, dalla soia al pomodoro poiché con le temperature superiori ai 35 gradi anche le piante sono a rischio colpi di calore e stress idrico che compromettono la crescita dei frutti negli alberi, bruciano gli ortaggi e danneggiano i cereali.
L’ondata di calore africana – conclude la Coldiretti – è la punta dell’iceberg delle anomalie di questa pazza estate con la prima metà di luglio segnata dal maltempo con 10 grandinate al giorno dopo un giugno che si è classificato al secondo posto dei più bollenti dal 1800 con una temperatura superiore di 3,3 gradi rispetto alla media, un maggio freddo e bagnato e i primi mesi dell’anno particolarmente siccitosi.