Riaprirà domenica 28 luglio, alla vigilia dell’anniversario della nascita di Benito Mussolini, la cripta in cui è sepolto il duce nel cimitero di Predappio (Forlì-Cesena). Dal 2017, infatti, su decisione dei familiari, la cripta non è più aperta in modo permanente, ma solo per le ricorrenze. Per questo per domenica nel paese della collina forlivese ci si attende un ennesimo raduno di nostalgici che, in ogni occasione, provoca polemiche.
"Un corteo – dice il vicepresidente nazionale dell’Anpi, Emilio Ricci – che infangherà la memoria delle numerose vittime della criminalità fascista, delle sue leggi razziali, del suo collaborazionismo con i nazisti che portò al massacro di donne, uomini e bambini innocenti. L’Anpi ha già sporto denuncia contro il corteo del 28 ottobre scorso, sono ancora in corso le indagini, e vigilerà anche sul 28 luglio. Facciamo appello al questore, al prefetto, al sindaco affinché l’Italia intera non subisca l’oltraggio di nostalgici liberi di inneggiare al dittatore Benito Mussolini".
LA CRIPTA
Dall’entrata principale del cimitero di San Cassiano a Predappio, paese nativo di Mussolini, si accede alla cripta che domina il luogo sacro. Percorrendo una sorta di vialetto alberato e attraversando un imponente portone color rosso argilla si entra nelle stanze dove sono custodite le sepolture e le ceneri di diversi componenti della famiglia Mussolini e che rappresentano ben quattro generazioni. Scendendo le scale si arriva alle tombe. Quella di Benito Mussolini è ‘sorvegliata’ da una scultura raffigurante il suo viso (l’espressione è seria e volitiva) adornata con fasci littori. Fu lo stesso Duce a decidere di riunire le salme dei genitori e costruire un tempio funerario per i propri congiunti.
La nuova monumentale struttura, che incorporò il piccolo camposanto precedente, fu realizzata dall’architetto Florestano Di Fausto tra il 1928 e il 1933. Qui furono ricongiunte, appunto, le salme di Alessandro Mussolini e Rosa Maltoni, padre e madre di Benito. Il cimitero, concepito secondo una rivisitazione del repertorio stilistico bizantino-ravennate, ha un ampio impianto quadrangolare posto parallelamente alla strada provinciale del Rabbi.
Secondo il progetto dell’architetto il quadrilatero è costituito per tre lati da percorsi porticati mentre uno dei lati è invece occupato interamente dalla Pieve. Fu l’allora presidente del Consiglio, Adone Zoli (conterraneo del Duce) ad acconsentire nel 1957 a trasferire la salma di Benito Mussolini nella cripta di famiglia. Nel 1971 la cripta fu lesionata da un ordigno ed anche l’intero cimitero fu danneggiato. La struttura fu vittima negli anni successivi di furti da parte di ignoti, furono trafugati anche i cappelli da bersagliere e da maresciallo d’Italia dello stesso Mussolini. Il monumento, in passato aperto al pubblico, è chiuso dal 2017 e viene riaperto solo per le ricorrenze legate alla vita del Duce, come gli anniversari della nascita e della morte. I familiari di Mussolini stanno vagliando l’ipotesi di un’apertura permanente della cripta.