Il Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del Sistema Paese della Camera dei deputati ha concluso l’esame istruttorio della relazione sull’attività svolta dalla Società Dante Alighieri per il 2018 e sul suo bilancio consuntivo. A concludere il procedimento l’intervento della relatrice Mirella Emiliozzi, che si sofferma su alcuni temi emersi nel corso delle audizioni svolte informalmente con il presidente della Dante, Andrea Riccardi e il segretario generale, Alessandro Masi. In primo luogo viene richiamata la natura privatistica della Dante, "istituzione caratterizzata da una forte vocazione volontaristica, sostenuta dallo Stato, basata su un sistema "federativo" di comitati presenti in tutti i continenti e legati alla sede centrale dal solo logo ‘Dante Alighieri’, non essendovi una connessione giuridica stringente, trattandosi – spiega Emiliozzi – di soggetti privati autonomi".
La relatrice ricorda poi l’importante ruolo che essa svolge nell’insegnamento della lingua italiana all’estero, condiviso con gli Istituti italiani di cultura dal 2010, anno in cui questi ultimi sono stati oggetto di un ripensamento e potenziamento, mentre il contributo statale erogato alla Dante è stato rivisto su base regolare. Gli utenti di tale insegnamento ora non sono più solo più i connazionali ma anche – sottolinea la relatrice – l’ampia gamma dei cosiddetti ‘italosimpatizzanti’, attratti dall’Italian style, che "rappresentano un bacino fin qui poco valorizzato sul piano delle potenzialità anche commerciali" – Emiliozzi cita a tal proposito uno studio condotto negli Stati Uniti che avrebbe assegnato all’Italia il primo posto per capacità di influenza culturale nel mondo.
Si segnala in particolare come Riccardi abbia sottolineato nella sua audizione l’impegno per "riscattare e rivendicare il ruolo della Dante a partire dal contrasto alla tendenza centrifuga dei comitati, alcuni dei quali anche ben strutturati, come ad esempio a Buenos Aires, potenziando il ruolo di coordinamento della sede centrale, che finora ha avuto un ruolo per lo più di prestigio e rappresentanza". Per la relatrice occorre poi "ben valutare che il dualismo tra Società Dante Alighieri ed Istituti di cultura caratterizza l’Italia rispetto a Francia, Germania, Spagna o Portogallo, dove esiste un’unica istituzione preposta all’insegnamento della lingua all’estero – Goethe Institut, Institut français, British Institute, Cervantes, Camoes – e dove l’investimento finanziario pubblico è molto più consistente".
Sottolinea poi come "in risposta alle misure del 2010, dal 2016 la Società Dante Alighieri si è dotata di un piano per il potenziamento della propria rete e del proprio mandato, di cui hanno beneficiato molti Ministeri, oltre al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e la stessa Rai" e l’auspicio della Dante orientato alla "stabilizzazione del contributo straordinario ricevuto dallo Stato, a fronte di un maggiore impegno sul versante dell’autofinanziamento e del rapporto con il privato, che dovrebbe permettere a breve l’apertura di ulteriori due scuole, oltre alle cinque già presenti in Italia".
Tra le questioni emerse nel corso delle audizioni, Emiliozzi richiama anche "l’esigenza che l’azione all’estero della Società Dante Alighieri e degli stessi Istituti si fondi su un rapporto più stretto con il retroterra culturale italiano" e la "competenza specifica della Dante sul terreno della qualità e della formazione didattica degli insegnanti all’estero", competenza testimoniata e rinnovata anche grazie a corsi di aggiornamento, anche a distanza, con piattaforma online, e modalità innovative, ma i cui fondi sono al momento "esigui e non si riesce a coprire gli organici per le scuole già aperte o in fase di apertura".
"Resta cruciale il sostegno alle comunità di connazionali all’estero, soprattutto nella ex Jugoslavia – prosegue la relatrice, ricordando che la Dante è presente a Fiume e a Pola, "dove sostiene un posto di lettore di lingua italiana"; che "in Albania è stata aperta una nuova scuola che offre un ciclo elementare intero, dipendente dalla sede centrale, per ravvivare la conoscenza dell’italiano, parlato un tempo dal 40% degli albanesi e oggi soppiantato da altre lingue europee"; e come il sostegno sia importante anche "in Paesi strategici come la Russia, dove la domanda di italiano è fortissima ma manca una scuola italiana, ma anche a Malta, in Africa e in Asia".
"La Dante è presente a Tunisi, a Tangeri, in Zambia e in Libano, dove promuove un modello di accompagnamento culturale della presenza militare italiana – prosegue Emiliozzi, segnalando poi l’esigenza emersa di "colmare un vuoto nel Corno d’Africa dove la domanda di italiano è elevata e connessa alla nostra cultura e al nostro modello, anche in ragione di uno storico legame con specifiche realtà della regione" e la sperimentazione attualmente in corso a Doha, in Qatar, di un modello, "che appare virtuoso, di interazione tra Società Dante Alighieri ed Istituti di cultura, nel senso di un ruolo supplente della Società laddove siano assenti gli Istituti".
Vengono richiamati i numeri della Società Dante Alighieri: 250 scuole nel mondo, 50 mila soci in quindici Paesi, "con sedi certamente superiori nel numero agli Istituti – rileva la relatrice, segnalando, a titolo di esempio, il caso dell’America Latina dove la Società Dante Alighieri è presente con 30 sedi, contro soli undici IIC. Rilevata poi la condivisione dell’obiettivo "di allargare lo spazio della «italsimpatia» in sinergia con gli Istituti di cultura, gli enti gestori, la rete diplomatico consolare e in collaborazione con le imprese e Ministeri come il Ministero dello sviluppo economico e Confindustria".
La relatrice sintetizza quindi le linee di azione emerse nel dibattito seguito all’audizione: "lavorare per il rafforzamento della sinergia e delle leve istituzionali di coordinamento tra Dante Alighieri e IIC, per ottimizzare le risorse e potenziare l’Italia nel rapporto con gli altri maggiori Paesi europei"; "affrontare una riflessione a tutto campo sui temi dell’identità nazionale, dell’interesse nazionale e sulla necessità di unificare il marchio Italia, affinché esso sia riconoscibile e accompagnato da un marketing di immagine preciso e coerente"; "non trascurare la funzione della Società Dante Alighieri a sostegno delle comunità di connazionali che cercano il contatto con la patria di origine in regioni complesse come l’Istria, i Balcani – ad esempio il Montenegro – o l’area euroasiatica – come in Crimea o in Kazakhstan – e che oggi corrisponde ad una regione a forte rilancio economico".
Emiliozzi sottolinea quindi "l’opportunità di istituire presso la Presidenza del Consiglio una cabina di regia integrata per la politica di promozione del Sistema Paese che includa non solo le leve economiche ma anche gli strumenti della promozione culturale", struttura che "potrebbe avvalersi di portali dedicati, nonché identificare un logo ‘Italia’ unico e riconoscibile, definendo strategie ed assegnando responsabilità specifiche ai vari attori preposti a veicolare l’italianità nel mondo".