Davvero imponente, la manifestazione che si è tenuta lunedí mattina davanti al palazzo di Montecitorio, in occasione ed in contemporanea al dibattito sulla fiducia al nuovo governo. Premessa: è benvenuta ogni manifestazione che si svolga con misura democratica da parte di soggetti democratici. In questo caso, due dei tre partiti che si oppongono al nuovo governo. Forza Italia, il terzo, si limita a negare la fiducia in aula. Benvenuta, anche, ogni manifestazione che unisca al metodo democratico una motivazione, che sia chiara e comprensibile, sia a chi partecipa, sia a chi costituisce l’oggetto della protesta. Ecco, sulla reale motivazione, soprattutto sul destinatario della protesta, non tutto appare limpido e lineare. Meglio, quello che appare chiaro non è quello che viene detto.
"Non in mio nome": il titolo della protesta, che viene messo in bocca ai manifestanti, appare quanto meno sviante. Un governo non nasce nel nome di chi lo contesta e gli nega la fiducia. Ovviamente. Tanto valeva dirlo, anche con tutta la durezza possibile, nelle due aule, come fa il partito berlusconiano. Nelle aule il popolo, quindi gli elettori, sono ben più correttamente e complessivamente rappresentati di quanto non lo siano in piazza. Prendersela con il governo è normale, fisiologico, per delle opposizioni: un po’ meno, inveire al furto di democrazia, per il fatto che questo chieda la fiducia alle camere. Ottenuta é di per sè legittimo. E allora, con chi ce l’hanno, i protestanti? Perché c’è un bel po’ di ipocrita frustrazione nel protestare senza poter o voler dire a chi è indirizzata una protesta così vibrata.
Proviamo a capire: se si contesta la legittimazione democratica di un governo, c’è poco da cercare. Un governo, nel nostro sistema parlamentare, ha un padre ed un responsabile unico: il capo dello Stato, che lo accompagna fin davanti alle Camere, le quali decidono se dargli o meno la fiducia. Oltre che democratica, una manifestazione avrebbe il dovere, soprattutto verso chi chiama in piazza, di essere onesta. Il capo dello Stato è oggi un po’ troppo apprezzato dagli italiani per chiamarlo in causa direttamente? Certo, molto più, per il lavoro di questi difficili anni, di un anno fa, quando la promotrice della manifestazione di lunedì cercò di accreditarne l’immagine di traditore della Costituzione. Tutto sommato, se non più apprezzabile, almeno più onesta la posizione di allora che quella di oggi. Oggi, il capo dello Stato Mattarella avrebbe meritato la più dura e illimitata delle contestazioni se, in presenza di una maggioranza che si propone di diventare governo del paese, avesse deciso di sciogliere le Camere. Come chiedono gli odierni oppositori, in questo caso non troppo costituzionali.