Metro Roma, stazione Repubblica, 23 ottobre 2018. Vengono giù le scale mobili, sprofondano. Un ammasso di fili elettrici e di materiale vario. Il crollo provoca il ferimento di alcuni tifosi russi al seguito della squadra di calcio del Cska Mosca, diretti allo stadio Olimpico. Pura fatalità? Assolutamente. Allora? "L’ineluttabile conseguenza della situazione in cui versa il trasporto pubblico di Roma". Quindi, nessuna fatalità. L’inchiesta dei procuratori aggiunti Nunzia D’Elia e Paolo Ielo, coordinati dal pm Francesco Dall’Olio, ha alzato i veli sulle scale mobili dell’orrore. Tolta la maschera e quant’altro sulla scarsa, mediocre, inconsistente sicurezza delle stazioni Metro della Capitale. "Versano in uno stato di pericolo per l’incolumità pubblica", scrive il gip nella sua relazione.
Ne viene fuori un quadro inquietante. "Gestione indegna", a mo’ di carico da trenta sulla vicenda che porta alla sospensione di quattro dirigenti. Le indagini raccontano semplicemente anche questo: non soltanto non viene effettuata la manutenzione delle scale mobili, ma spesso vengono addirittura manomesse perché continuino a marciare. Ne va di mezzo, risultando visibilmente compromessa, ridotta ai minimi termini, la sicurezza dei passeggeri. Sembra una storia da film, una denuncia irreale, laddove è l’amara, drammatica realtà. L’andazzo prevede che i certificati di conformità non vengano fatti; falsificati controlli e verbali. Nelle stazioni Metro del centro come in quelle di periferia. Un quadro avvilente, da scandalo pieno.
L’indagine aggiunge: gli indagati si preoccupano solo delle stazioni più frequentate dai turisti. "La situazione è la stessa in tutta la città". L’ordinanza evidenzia decine e decine di guasti, spesso occultati, taciuti. Guasti rappezzati alla bell’e meglio, in tutta fretta, anche nello stesso giorno. Una velocità sospetta. Quattro le persone destinatarie di un’interdittiva. Sospesi, non potranno più lavorare per un anno. Si tratta di tre dirigenti Atac e dell’imprenditore che si è aggiudicato l’appalto da 11 milioni con quasi il 50% del ribasso. Indagate anche altre undici persone. In quindici sono accusati di "frode in pubbliche forniture e lesioni colpose". Il gip spiega inoltre che "l’incriminazione per lesioni colpose potrebbe trasformarsi in dolosa". Le intercettazioni confermano. In un caso i pm sono stati costretti a sequestrare all’improvviso una scala mobile. Con questa motivazione: alla vigilia di un evento con migliaia di persone, gli indagati dicevano al telefono di non sapere se l’impianto avrebbe retto. E sono parecchie, tantissime, le conversazioni simili, del tutto identiche nei toni e soprattutto nei contenuti.
Gli agenti della squadra mobile del commissariato Viminale registrano uno degli indagati. Parole terribili, ecco come fregarsene della sicurezza e della vita delle persone, oltretutto clienti Metro. L’oggetto evidente è la fermata Repubblica. "Cioè lì è successo un incidente che hanno legato tutto quanto, ma che tutte le scale stanno in procinto de venì giù". Quello che segue è semplicemente agghiacciante. Significativo nella sua squallida semplicità l’uso del vernacolo. "Se famo un calcolo delle probabilità su 700 ne sarebbero venute giù altre tre o quattro, dai! Pure noi non abbiamo controllato niente". La chiosa del pm Massimo Di Lauro chiude drammaticamente il cerchio. Una chiara forte denuncia, il dito puntato contro gli incoscienti intercettati. "Non interessa affatto che su quelle tre o quattro scale possano esserci delle persone che rischiano di farsi male e per davvero".
L’incidente della stazione Repubblica e mesi dopo un altro. Stavolta senza feriti, alla stazione Barberini. I tecnici trovano qualcosa che non va in entrambi i casi. A Repubblica era stato manomesso il sistema frenante con due fascette; a Barberini era stato sabotato quello di sicurezza dei gradini. Questo nuovo incidente accadeva proprio mentre la procura stava acquisendo i documenti delle scale mobili dell’orrore alla stazione Repubblica. In quei giorni, la sede dell’azienda che aveva l’appalto per la manutenzione prende fuoco. Incendio voluto, provocato, doloso? I sospetti hanno viaggiato alla velocità della luce, attraversando Roma da un capo all’altro. "Sabotaggi e guasti tenuti nascosti", conclude l’inchiesta, segnata da alcuni accadimenti che danno da pensare. E non sono pensieri buoni, positivi. Tutt’altro. Uno in particolare: il contratto di Atac con la ditta di manutenzione è stato rescisso mesi addietro, a maggio. Il motivo? Inadempienza.
Indignata perfino il sindaco Virginia Raggi. "Chi ha sbagliato pagherà". Ben detto, se alle parole seguiranno fatti seri, veri. Minaccia la Raggi, ma per il giudice il pericolo non è sparito, anzi rimane. Scrive il gip: "Dall’ascolto delle numerose conversazioni, appare evidente che permane il preoccupante stato di pericolo per l’incolumità pubblica". Meditiamo gente, meditiamo. A Roma ogni giorno milioni di persone prendono la Metro. Nuovi e pesanti problemi ancora ieri. Scale e panchine al buio, la clientela si è dovuta arrangiare con le lucine dei telefonini cellulari. Ma è niente rispetto all’accaduto sulla linea B, tra le stazioni San Paolo e Castro Pretorio. Treno bloccato e i passeggeri costretti a farsela a piedi. Centinaia di metri da percorrere in galleria. Definirlo vergognoso è niente, non ci sono più parole.
Franco Esposito