La Tav a che punto è? Il primo tratto del tunnel è finito, nove chilometri scavati nel ventre della montagna. Una cerimonia a celebrare l’evento, tecnici e operai in posa, i caschi a protezione, fotografi e telecamere ad immortalare l’evento. Quei nove chilometri di una galleria che l’allora ministro Toninelli diceva "non esiste". Il ministro dei Trasporti del governo francese presente e testimone; non c’era la ministra italiana. Paola De Micheli assente all’evento, come mai? Il forfeit su imput del Governo, un ordine dall’alto. Meglio non farsi vedere, altrimenti quelli del M5S si irritano e magari danno fuori da matti, loro che la Tav l’hanno osteggiata con tutte le forze e se potessero ne bloccherebbero ancora oggi crescita e sviluppo.
Jean Baptiste Djebbart, fresco titolare del dicastero in Francia, e la collega ministra italiano si erano sentiti a Bruxelles, alcuni giorni prima della celebrazione. "Abbiamo un’ottima sintonia, le ho chiesto notizie su altri progetti italiani", indorava la pillola il ministro francese, sorridente e sicuro, dopo aver smesso il casco di sicurezza. È il nuovo responsabile del ministero che si occupa della Tav, presente nel primo tratto della Torino-Lione dopo una settimana vissuta pericolosamente dal governo francese. Questo è il primo atto con la partecipazione italiana dopo il sofferto voto al Senato in agosto. Notata l’assenza del ministro Paola De Micheli e di un qualsiasi esponente del governo italiano, un po’ tutti si sono chiesti e hanno chiesto il motivo del forfeit, peraltro non annunciato.
"Difficoltà di calendario, difficile far coincidere le molteplici contemporanee esigenze in agenda", provavano a spiegare i rappresentanti dell’organizzazione curata dalla Francia e dall’Italia. Un’intesa perfetta. Il retroscena che si poteva però costruire dopo la caduta dell’ultimo diaframma del tunnel era profondamente diverso dalle dichiarazioni di comodo. Paola De Micheli voleva essere presente. La richiesta manifestata in termini espliciti, all’insegna del devo esserci, è un preciso e ineludibile obbligo istituzionale. La volontà del ministro sarebbe stata frustrata dal premier Conte in persona. Meglio che ti fermi, evitiamo inutili tensioni. Fresche sono infatti le polemiche con gli esponenti del Movimento Cinque Stelle. E la bruciante fresca sconfitta incassata recentemente dai grillini proprio su uno dei temi che per anni il Movimento ha considerato fondamentale, non solo simbolico. Meglio non turbare gli animi con l’immagine di una componente del governo giallorosso, in costante equilibrio precario, che stringe le mani agli operai del cantiere. Felici a loro volta di aver portato a compimento una delle opere più complesse sul piano ingegneristico. Quei nove chilometri di galleria.
"A questo punto, è più costoso interrompere l’opera che concluderla", dichiarava il premier Conte ai tempi del suo primo mandato alla guida del governo M5S-Lega. Il duopolio dell’infelicità totale, soprattutto per gli italiani. La presenza di un esponente del nuovo governo italiano era attesa nella grande sala sotterranea dove le autorità hanno atteso la caduta del diaframma di roccia. Quindi, per quieto vivere, è andato in scena l’escamotage. Una scena molto ben recitata. Il ministro francese che elogiava la collega italiana, diventandone addirittura il portavoce indiretto. "Con il mio omologo Paola De Micheli c’è una perfetta intesa". E ancora, con dovizia di particolari cronistici. "Eravamo alla riunione dei ministri dei Trasporti dell’Unione Europea. Abbiamo parlato di molti progetti, ovviamente anche di questo. Sulla Torino-Lione la collega italiana ha detto che dobbiamo procedere rapidamente. E di questa posizione sono particolarmente lieto".
Un’assenza tattica, strategica, politica. Quello che è caduto lunedì è l’ultimo muro del primo lotto. Uno scavo lungo come il tunnel del Gran Sasso e largo undici metri. Indubbiamente significativo, ma ancora una piccola parte, il tunnel, dei 57,5 chilometri complessivi dell’opera che sarà completata nel 2026. La messa in funzione della Tav Torino-Lione è prevista nel 2030. La realizzazione del primo tratto di nove chilometri ha richiesto tre anni di lavoro, rinvii e polemiche. Il via era stato data il 22 luglio 2016 dal premier francese Valls. I lavoratori impiegati sono ora 450. Scavano giorno e notte, ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni su sette. In prevalenza sono italiani e francesi. Sette talpe come quella che ha terminato lo scavo di nove chilometri, nel 2023 aggrediranno contemporaneamente la montagna. Partiranno in Italia da Chiomonte in Val di Susa, 759 metri di altitudine e 887 abitanti, sessanta chilometri da Torino e trenta dalla Francia. La galleria sarà presto allargata, scavando nella doppia direzione, sia verso la Francia sia verso Susa. L’imbocco italiano del tunnel. Traduzione e conclusione si prestano ad un’univoca interpretazione. L’opera, la Tav oggetto di liti e contestazioni, va avanti. Ma a Palazzo Chigi ritengono che sia meglio non farlo sapere troppo in giri. Zitti e mosca.
Franco Esposito