Il giorno dopo la decisione della Consulta, che ha dichiarato non punibile, in certi casi, l'aiuto al suicidio, i medici chiedono chiarimenti al Parlamento, mentre la Cei li invita all'obiezione di coscienza. "Chiediamo al legislatore, che sarà chiamato a normare questa delicatissima materia, di sollevarci dal compito finale, affidando l'estremo atto, quello della consegna del farmaco, a un 'pubblico ufficiale', a un funzionario individuato per questo ruolo" afferma Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo).
"Come medici, e prima ancora come cittadini, ci atterremo alla sentenza, così come ci atterremo alla Legge - spiega Anelli -. Quello che chiediamo è di poter continuare a fare i medici, così come abbiamo sempre fatto. Medici che hanno il dovere di tutelare la vita, la salute fisica e psichica, di alleviare la sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana". Ma dalle corsie degli ospedali, lo scontro sul fine vita si sposta nelle aule del Parlamento, dove si discute su quale debba essere Camera che deve iniziare la discussione dell'iter legislativo per il suicidio assistito.
"La Camera in questi mesi ha fatto un lavoro corposo che non va disperso - afferma il presidente della Camera, Roberto Fico - penso al confronto e alle oltre 50 audizioni svolte. L'iter non è stato concluso ma sospeso, proprio in attesa della sentenza della Consulta. Il Parlamento ha il compito di seguire il principio dell'economia dei lavori, e ripartire da capo significherebbe perdere altro tempo. Sono certo che l'obiettivo comune di tutti gli attori istituzionali sia invece quello di non perdere ulteriore tempo".
Ribatte il presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati: "Il Senato farà la sua parte. Penso che dovremmo mettere immediatamente all’ordine del giorno questo tema sui vari disegni di legge che giacciono in Commissione e spero che il Parlamento che è il luogo del dibattito, della sintesi anche politica, tenga conto delle tante sensibilità che ci sono su questo tema come su tutti i temi di carattere etico". Dal canto loro, le due presidenti delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, Francesca Businarolo e Marialucia Lorefice, si dicono "pronte a riprendere il grande lavoro istruttorio già avviato sul provvedimento relativo al fine vita ma attendiamo le decisioni dei presidenti delle Camere".
Intanto, la Cei non usa mezzi termini, invitando i medici all'obiezione di coscienza: "Il medico esiste per curare le vite, non per interromperle" sottolinea monsignor Stefano Russo, Segretario generale della Cei, rispondendo a una domanda dei giornalisti sull’obiezione di coscienza per i medici: "Chiediamo che ci possa essere questa possibilità" per "quando parliamo di libertà, ciò non può non avvenire".