Lo confesso. Ho saputo di lei solo la settimana scorsa, perché in occasione di un colloquio a Madrid, mi hanno regalato il libro (simile a un breviario) di Greta Thunberg, l’adolescente svedese di 16 anni, a cui non pochi vorrebbero aggiudicare il prossimo premio Nobel della Pace. Recentemente ha addirittura parlato alle Nazioni Unite e il suo messaggio é feroce e diretto: "A me non importa di risultare impopolare - dice -, mi importa della giustizia climatica e del pianeta".
Ma come nasce il fenomeno Greta Thunberg? Scopro che il 20 agosto del 2018 - era di lunedí - Greta decise di "marinare" la scuola e lo seguí facendo fino al 9 settembre, giorno delle elezioni del governo svedese. Ogni giorno si recava alle porte del Parlamento di Stoccolma con un cartello su cui era scritto "Skolstrejk för klimatet" ("Sciopero scolastico per il clima"). Dopo le elezioni politiche, Greta tornò a scuola, assentandosi comunque di venerdì per proseguire la sua protesta davanti alla sede del Parlamento a cui chiedeva di occuparsi seriamente del cambiamento climatico, con politiche più attive per ridurre le emissioni di anidride carbonica (tra i principali, il "gas serra" che ha effetti particolarmente nocivi sull’atmosfera).
Pare che Greta avesse preso la decisione a partire dall’estate particolarmente torrida del 2018 in Svezia, che aveva provocato numerosi incendi. Oggi Greta grida ai leader mondiali in merito alla crisi climática: "Siete rimasti senza scuse e noi simo rimasti senza piú tempo". Non é questo il caso di una rivolta giovanile: é addirittura una rivolta di una adolescente che sta trascinando milioni di adolescenti nel mondo, che la leggono e la seguono. E questo fenomeno di contagio scuote la societá ad ogni livello. Se l’anno scorso é stato caldo, quest’anno in Europa é andata peggio. La questione del cambio climatico, che a molti pareva una questione di poca importanza, oggi é argomento quotidiano dappertutto.
Mentre Bolsonaro cerca di difendere i 30.000 incendi dell’Amazzonia, una adolescente senza peli sulla lingua lo ridicolizza e con lui ridicolizza tanti altri uomini di governo che premettono gli interessi economici a quelli dell’intera umanitá. Due giorni fa un tassista mi diceva: ci sono voluti millenni per costruire il mondo e lo stiamo distruggendo in pochi decenni. Non era un filosofo, o un professore di alta scuola. Era un tassinaro, che esprimeva con semplicitá la realtá attuale. Pensiamo allo sviluppo dei nostri paesi, ma non esiste futuro senza uno sviluppo sostenibile.
Non sono solo gli incendi e i gas a provocare la distorsione del clima. Vi é la distruzione dell’ambiente geografico, ma va pensata anche la disgregazione dell’ambiente umano. L’automatizzazione, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie stanno avviando un processo produttivo senza precedenti nella storia dell’economía globale. Ma non tutto lo sviluppo é necessariamente funzionale al benessere dell’umanitá e del pianeta. È necessario più che mai connettare lo sviluppo alla idea della sostenibilitá. É sostenibile solo quel progresso che consenta di soddisfare le necessitá attuali, senza pregiudicare le risorse e la occasioni di crescita delle future generazioni.
Dobbiamo imparare a fare la differenza tra lo sviluppo sostenibile e quello che non lo é. Per esempio, generare energía elettrica a partire dai pannelli solari è una espressione di energia autosostenibile, che consente una vera crescita verso il futuro; mentre produrre energia dal petrolio o dai boschi centenari non é sostenibile, perché nessuno ha inventato ancora como creare petrolio o como rimboscare rapidamente il pianeta: gli alberi appena piantati impiegheranno decenni prima di raggiungere la piena capacità di stoccaggio dell’anidride carbonico. Penso che viviamo un mondo che va cambiato e subito; un mondo che - come dice Greta - é la sofferenza di molti a garantire il benessere a pochi".
JUAN RASO