Il secondo governo di Giuseppe Conte è già a rischio? Ad alimentare il dubbio concorre un'incognita - non la sola, ma non tra le meno rilevanti - che grava sulla politica italiana e ne condiziona in larga misura il futuro. È la sorte dei cinquestelle, il movimento che, poco più di un anno e mezzo fa, conquistò clamorosamente la maggioranza dei consensi e ora, segnato da una serie di tumultuose vicende che vanno dalla rottura dell'alleanza con la Lega all'accordo di governo con il Pd, dal vistoso calo della fiducia popolare che, stando ai sondaggi, si è pressoché dimezzata all'insorgere di non trascurabili divisioni interne. Sono proprio queste ultime, notevolmente dilatatesi dopo il ribaltamento operato in sede di governo, a gettare un'ombra sulla coalizione giallorossa.
Il fatto è che appare in progressiva crescita, tra i pentastellati, il numero di coloro che contestano, sia nella forma, sia nella sostanza, gli accordi con il Pd stipulati da Luigi Di Maio la cui poltrona di leader del movimento, sembra essere sempre più traballante. Ma il vero scontro in atto peraltro non da oggi, è tra i due "guru" Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Con il padre di questi, Grillo aveva un rapporto eccellente, ma con il giovane Davide è tutt'altra cosa e le vicende legate alla formazione del nuovo governo giallorosso hanno fatto scendere sotto il livello di guardia la sopportazione reciproca. L'accordo con il Pd è stato, infatti, voluto con grande determinazione dal comico genovese. È stato lui a imporre ai militanti (aiutato in gran parte dal presidente della Camera Fico) di superare antichi rancori e di abbandonare l'intesa con la Lega rompendo fragorosamente il rapporto con Salvini.
La proposta di Grillo ha prevalso, ma non è andata a genio a Casaleggio che, avvalendosi del suo rapporto privilegiato con Di Maio, ha fatto di tutto per impedirne la realizzazione. Come dimenticare il tentativo di indurre l'attuale ministro degli Esteri (allettato con l'offerta della presidenza del Consiglio) a far saltare l'intesa con il Pd? Di Maio non è riuscito nel suo intento e la linea di Grillo ha avuto, come abbiamo detto, partita vinta. Ma il rapporto tra i due big pentastellati si è ulteriormente incrinato e chi rischia di farne le spese è proprio Di Maio "a Dio spiacente e a li nemici sui", sgradito, cioè, sia a Grillo per aver tentato di contrastare la sua scelta, sia a Casaleggio per non essere riuscito nell'intento è ora oggetto di una pesante contestazione dei parlamentari dell'uno e dell'altro fronte che potrebbe mettere in discussione la sua leadership, mentre emerge la volontà di più di un parlamentare pentastellato di trasferirsi armi e bagagli, nel nuovo partito di Renzi o nella Lega di Salvini.
A dire il vero, la crisi dei cinquestelle e i loro contrasti interni ci preoccupano relativamente anche perché abbiamo sempre ritenuto che, nata dal nulla, questa formazione politica fosse inevitabilmente destinata ad andare verso il nulla. Quel che, però, non può non suscitare qualche apprensione è la ripercussione che la crisi grillini può avere sul governo, esposto, per la sua indubbia fragilità a sottostare al minimo stormir di fronda.
OTTORINO GURGO