Gente d'Italia

Una legge per i riders

Una delle questioni piú complesse del mondo del lavoro attuale é quella di inquadra i lavoratori che operano attraverso le applicazioni digitali. Di cosa parliamo? Ci riferiamo a quel fenomeno - oggi esteso a varie attivitá e diffuso a livello globale - che inizió circa 4 anni fa con la piattaforma di Uber. Spieghiamoci meglio. Questi ultimi anni si ricorderanno nella storia del lavoro come quelli che segnarono l’avvento delle cosiddette piattaforme comunitarie on line. Si tratta di programmi digitali che consentono sviluppare le cosidette "applicazioni", cioé operazioni con algoritmi che mettono in contatto tra sé a diversi utenti - consumatori e prestatori di attivitá - interessati a svolgere attivitá comuni. Alcune di queste piattaforme sono oggi sfruttate in progetti di work-on-demand, servizi cioé di lavoro a richiesta, come é il caso di Uber e di tante nuove attivitá che hanno trovaro un nuovo spazio nella dimensione digitale: vendite on-line, contrattazione di piccoli servizi nel settore della pulizia e delle riparazioni casalinghe, baby-sitter, badanti, etc.

Negli ultimi due anni é esploso nel mondo il lavoro dei riders, giovani che in bicicletta o moto consegnano diversi beni, specialmente prodotti gastronomici e acquisti di supermercato. Sono conosciuti in Uruguay e in Argentina come i lavoratori di Pedidos ya, in Brasile come Rappi e in Italia come Foodora. La particolaritá di questa situazioni - che coinvolgono oggi centinaia di migliaia di lavoratori nel mondo - é quella di determinare se sono lavoratori autonomi o dipendenti. Una posizione diffusa tra molti juslaboristi é che ci troviamo di fronte a lavoratori dipendenti, appunto perché in qualche modo subordinati a quelle imprese che hanno i nomi di Pedidos ya o Rappi o Foodora. La posizione delle imprese che operano nel settore é diversa. Considerano che sono solo applicazioni tecnologiche che si limitano a porre in contatto l’offerta e la domanda di lavoro.

Per queste imprese i riders sono lavoratori autonomi, che si inscrivono in queste applicazioni per avere l’occasione di trovare un interessato che chieda loro lavori di consegna. La questione é complessa e non é il caso di risolverla in poche righe, ma va detto che uno dei problemi che piú preoccupa oggigiorno il settore é legato alla sicurezza di questi lavoratori e la loro inserzione nella formalitá delle tutele del lavoro. È normale vedere per la strada riders correre a tutta velocitá in moto o in bicicletta, con uno scatolone appeso alle spalle, che sfidano la vita per poter guadagnare di piú attraverso un maggior numero di consegne. Appare quindi di interesse non solo in Italia, ma anche a livello di diritto comparato, l’approvazione il mese scorso nel nostro Paese del Decreto Legge N° 101 del 3 settembre 2019 (ricordo che i Decreti Legge sono in Italia testi emanati dal Governo con valore provvisorio di Legge, che devono essere convalidati dal Parlamento entro i 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale).

Il nuovo testo legale di carattere provvisorio - ma che molto probabilmente verrá confermato in Parlamento - regola alcuni aspetti del lavoro di consegna via applicazioni e si tratta del primo testo in materia, di cui abbia conoscenza. Il Decreto Legge N° 101 stabilisce come criterio generale che i riders, saranno tutelati nella retribuzione e contro gli infortuni. Nel primo caso, la retribuzione dovrá tener conto delle consegne realizzate e del tempo di lavoro a disposizione della piattaforma. Sará anche possibile accordare contratti collettivi che precisino le modalitá retributive. Nel secondo caso, l’impresa che si avvale della piattaforma digitale sará tenuta a contrattare una polizza INAIL contro eventuali infortuni del lavoratore. In tal modo, il nostro paese fa un primo passo avanti nella tutela - peraltro modesta - di questi "nuovi" lavoratori, che appartengono all’economía povera della nostra attuale societá. In tal senso, considero che la questione piú importante é quella dell’assicurazione infortuni INAIL, perche l’Istituto assicurativo controlla i rischi di attivitá per stabilire il costo delle polizze. Quindi per la prima volta, si decide - e finalmente - porre l’occhio sulla sicurezza di un settore ad evidente rischio.

JUAN RASO

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