Lascia il Vaticano, è costretto a lasciarlo. Ex maresciallo, custode di tre Papi, capo della Gendarmeria, Domenico Giani deve rassegnare le dimissioni. Lascia il Vaticano dopo vent’anni di servizio. La Santa Sede è abitata e percorsa da nuovi imbarazzi. Papa Francesco definisce la fuga interna di notizie, accertata da un’indagine, "un peccato mortale".
Domenico Giani, 57 anni, paga i controlli hard e appunto la fuga di notizie su un’inchiesta interna. E il Vaticano, in maniera informale, sonda l’entourage del premier Conte per trovargli un altro incarico all’esterno della Santa Sede, ovvio. Giani è stato a lungo nei servizi segreti italiani, poi alle dipendenze di tre Papi. Le denuncia parte in seguito a un reportage de L’Espresso, due settimane fa. Il magazine pubblica un documento della Gendarmeria vaticana con le immagini di cinque funzionari sospesi perché sospettati di operazioni finanziarie poco trasparenti in Italia e all’estero.
Il palazzo acquisito a Londra, quartiere Chelsea, un imponente investito, è al centro della vicenda. L’inchiesta interna del Vaticano e il 14 ottobre le dimissioni di Domenico Giani, subito accettate dal Papa. Il documento contiene tra l’altro i nomi delle cinque persone, alti funzionari della Santa Sede sospesi dai rispettivi incarichi proprio dall’allora capo della Gendarmeria, Domenico Giani. Fra questi, don Mauro Carlino, capo degli uffici della segreteria di Stato, e Tommaso Di Ruzza, direttore dell’antiriciclaggio. Sospesi, i cinque, dopo una segnalazione dello Ior, la banca vaticana, su "operazioni finanziarie apparentemente irregolari".
La pubblicazione sui giornali del documento – per il Papa e il Vaticano – con tanto di foto dei cinque è stata "una gogna mediatica", per la quale qualcuno doveva pagare. È stato direttamente Giani, a cui il Vaticano ha reso un inconsueto onore delle armi con un comunicato che recita "non ha alcuna responsabilità soggettiva nella vicenda". L’ex capo della Gendarmeria se ne va incassando l’apprezzamento di Papa Francesco per "la sua fedeltà e soltanto per garantire la giusta serenità all’indagine stessa. La procedura appare decisamente insolita. "Io servo inutile", un passaggio duro, acido, in una intervista. Anch’essa inusuale, anomala, nel giorno delle dimissioni.
"Anche se provo vergogna per la sofferenza arrecata", dichiarazione rilasciata anche questa a Vatican News. Sull’immediato accoglimento delle dimissioni da parte del Papa pare abbia avuto un peso decisivo la perquisizione svolta dalla Gendermeria. Sequestrati documenti e il computer nella segreteria di Stato. I metodi di Giani sarebbero stati giudicati troppo irruenti. Come pare che la Gendarmeria agisse ormai da lungo tempo. I gendarmi addetti principalmente funzioni di controllo agli accessi vaticani, durante la reggenza di Camillo Cibin.
Le cose sono cambiate con Giani al potere, anche a causa delle tensioni internazionali esplose dopo l’attacco alle Torri Gemelle del 2001. Giani aveva trasformato la Gendarmeria in un corpo d’armata, con esercitazioni militari e, a volte, con perquisizioni negli uffici della Santa Sede. Atti poco tollerati dai cardinali. Da qui, la volontà espressa di un’uscita di "un uomo sempre fedele, ma non da tutti compreso". I prossimi imminenti passi serviranno a capire se Gianni deteneva davvero la leadership, oppure no. Il vice Gianluca Gauzzi Broccoletti dovrebbe assumere ad interim l’incarico di comandante. Ma in futuro come si regolerà il Papa? Francesco potrebbe decidere di affidare la sicurezza dell’Intero Vaticano a una figura aliena dal corpo d’armata. L’obiettivo sarebbe quello di normalizzare la Gendarmeria. Il profilo comunque alto verrebbe garantito con la nomina di un docente o di un rettore universitario. Papa Francesco verrebbe confortato, in questo caso, dalla recente legge del 25 novembre 2018 firmata dal Pontefice e relativa al governo dello Stato della del Vaticano.
All’articolo 12 si legge "alla direzione dei servizi di sicurezza e protezione civile della Santa Sede, che comprende i corpi della Gendarmeria e dei Vigili del fuoco, può essere preposto il comandante stesso della Gendarmeria. Quel "può" potrebbe anche significare "altro". Un cavillo che il Papa potrebbe usare per cambiare la faccia di un fedele corpo d’amata". Divenuto nello stesso tempo troppo ingombrante. Un nuovo Vatileaks in arrivo? Sono in molti a pensarlo dopo la pubblicazione sui giornali del documento della Gendarmeria. Giani se ne va, deve andarsene, perché non è riuscito a individuare il vero responsabile della fuga di documenti. Comunque, l’indagine non finisce qui. Papa Francesco non transige, non farà sconti. In Vaticano altre teste importanti sembrano destinate a cadere.
Franco Esposito