Giovanni Veltroni, uno dei più importanti architetti della storia uruguaiana, nacque a Firenze nell’anno 1880. Nel 1897 entró all’Accademia delle Belle Arti e con appena 22 anni, nel 1902, ricevette il suo Diploma nella città natale. Nel 1904 vinse il concorso Grand Prix di Roma per i giovani architetti e la sua prima grande opera fu il progetto della Borsa del Commercio di Genova.

Si sposó nel 1905 con Amelia Ferraresi ed il figlio Giuseppe nacque nel 1906. Il caso, o forse la fortuna, furono elementi fondamentali nella vita di Giovanni perchè, nel 1907, in uno dei suoi viaggi in Europa, l’allora Presidente dell’Uruguay José Batlle y Ordoñez, il politico più importante del XX secolo della piccola "Svizzera d’America", lo conobbe e dopo aver visto alcune delle sue opere, lo invitò a Montevideo a lavorare. Erano epoche d’oro per l’Uruguay e nel 1908 Veltroni giunse nella capitale e si traslocó nel quartiere del Prado.

Fu amore a prima vista e questo piccolo paese sudamericano diventò la sua seconda patria dove morí improvvisamente ad appena 62 anni nel 1942, dopo essersi fatto cittadino uruguaiano nel 1932 perchè doveva occupare ruoli istituzionali pubblici. Fu un grande fiorentino, un grande italiano, difensore dei nostri principi e soprattutto un uomo molto laborioso. Centinaia furono le sue opere ed è ancora oggi l’architetto che ha costruito il maggior numero di monumenti storici dell’Uruguay. Forse la sua opera più emblematica fu la sede centrale del Banco República, uno dei più bei palazzi di Montevideo, ma Veltroni fu l’autore di decine di monumenti storici, ospedali, case e scuole in tutto l’Uruguay. Abbiamo visitato Juan Veltroni, nipote del grande architetto fiorentino e amico personale che ci ha raccontato una parte della storia del nonno.

"L’amore per nonno, anche se non ho potuto conoscerlo perchè è morto 5 anni prima della mia nascita, me lo hanno trasmesso mia nonna e mia sorella. Ricordo, sin da piccolo come questa bellissima donna che fu Nonna Amelia, fra l’altro Presidentessa della Croce Rossa dell’Uruguay, mi raccontava la storia del nonno Giovanni, i suoi studi, la sua enorme laboriosità e la sua forza di volontà. Tutte le opere del nonno le ha vinte per concorso, come il Banco República, il Ministero della Salute, il Parque Capurro, la Facoltà di Chimica o l’Hotel del Prado, ma lui amava profondamente questo paese e realizzó centinaia di scuole, palazzi e monumenti da Montevideo ad Artigas. Fu tanto il suo amore per l’Uruguay che, quando gli offrirono la Direzione Generale di Architettura del Ministero delle Opere Pubbliche, decise di farsi cittadino uruguaiano. Devo dire che il mio amore per Nonno Giovanni me lo ha trasmesso, soprattutto, mia sorella Vera, una persona straordinaria che ha dedicato buona parte della sua vita alla diffusione delle sue opere." Giovanni Veltroni, non soltanto fu un grande architetto, come ci tiene a sottolineare la famiglia, ma anche un uomo importante a livello sociale.

Era un grande collaboratore nelle iniziative della comunità italiana, molto conosciuto ai più alti livelli, occupando alti ruoli istituzionali nella politica del paese ed un grande oratore in veste di specialista della storia dell’architettura contemporanea. Fu nominato Commendatore dallo Stato Italiano per le sue opere durante la prima guerra mondiale per gli alleati e quando doveva rimanere in Uruguay per 2 o 3 anni, diventó un fanatico tifoso del Peñarol ed un grande amante del Tango, rimanendo tutta la vita in Uruguay e spegnendosi, prematuramente, nel gennaio del 1942.

Cosa ha ereditato da Nonno Giovanni?

"Il nonno mi ha lasciato una grande impronta di italianità. Sento un grande orgoglio delle mie radici e vedo come migliaia di italiani non lo sentono come me. Non posso credere come non si possa sentire orgoglio di appartenere al paese dove è nata la civiltà occidentale".

di STEFANO CASINI