Ilva e Madre Terra, andiamo a distruggere gli idoli. Qualcuno, qualcuno del presente montante e non del passato che non passa, qualcuno dell’oggi e c’è da temere anche del domani, qualcuno che purtroppo non viene dal Medioevo ma abita la contemporaneità e sempre più spesso la incarna… Questo qualcuno è entrato in una chiesa sentendosi mandato in missione da dio, dal vero dio, dall’unico dio. Un dio, secondo il commando della purezza, che non tollera altre raffigurazioni di altre divinità che non siano se stesso. Un dio vanitoso e intollerante. Un dio brusco. Un dio che indica ai suoi veri fedeli la via oggi diremmo della ruspa. Il commando della purezza, in missione per conto di questo dio che esige esclusiva e monopolio, è andato notte tempo a fare piazza pulita dell’oltraggio al loro dio. L’oltraggio erano niente meno che statuette raffiguranti la madre Terra e provenienti dall’Amazzonia.
Madre Terra? Paganesimo da purgare col fuoco. Anzi, in mancanza del fuoco (era lunga e complicata mandare al rogo la terracotta) ecco il fiume. Gettare la Madre Terra nel fiume, nel Tevere. Perché le acque del fiume (sacro perché romano e cattolico?) lavino l’onta e facciano sparire possibilmente per sempre l’idolo degli infedeli. C’è ritualità e liturgia in questa missione e azione dei super cattolici dei giorni nostri. La ritualità della defenestrazione dal ponte degli idoli infedeli, la liturgia del farli sparire tra i gorghi, la comunione di intenti nel colpire oltre agli idoli anche chi ha permesso gli idoli arrivassero in una chiesa e cioè il papa. Anzi il papa nemico della vera fede, quel Bergoglio che tresca col cattolicesimo deviante e deviato, che tradisce la vera e unica fede cattolica, romana, apostolica e anche, diciamolo, sovranista e reazionaria nei secoli e nei secoli. Quindi, distruggere gli idoli pagani è missione cristiana.
Sì, come si faceva quando il cristianesimo era intollerante e feroce. Cominciò ad essere tale appena smise di essere minoranza più o meno osteggiata e ignorata. Si fece tale, intollerante e feroce e sterminatore di idoli altrui, non appena si fece forte e si fece in qualche modo Stato. E continuò il cristianesimo ad essere armato, in missione armata sul mondo ad evangelizzarlo e a punirlo se deviava, per più o meno sedici secoli. Duecento anni fa il cristianesimo provava ancora a viaggiare in una mano il vangelo, nell’altra il fucile. Una lunga tradizione dunque dietro il commando distruggi idoli Madre Terra dell’altra notte. Una lunga tradizione e una mai sopita nostalgia dei tempi della croce e della spada. Ma fino a ieri erano rivoli giunti fino a noi da un grande fiume della storia. Da un po’ i rivoli son ruscello, spesso torrente e la portata ingrossa. La distruzione dell’idolo altrui non cade più sotto laica e razionale critica, incomprensione e ironia. La distruzione dell’idolo altrui è tornata ad essere bisogno, legittimato, compreso bisogno. E viene praticata ogni giorno nella vita associata.
Non ce ne accorgiamo ma è questo quello che facciamo nelle opinioni e scelte politiche e sociali e anche in tema di diritti umani e civili: distruggere l’idolo altrui perché sporca la nostra purezza e salvezza. È l’effetto del grande ritorno (in realtà non se ne era mai andato, era rimasto solo un po’ acquattato) del pensiero magico. Che ha gran bisogno di idoli degli infedeli cui attribuire calamità. Non ci sono solo quelli missionari del dio vanitoso che si offende per una statuetta di terracotta (sia detto per inciso ma non tanto per inciso: quelli dell’Isis sono perfettamente d’accordo). Ci sono anche quelli in missione contro gli idoli della grande eresia industrialista. Quando si vota in Parlamento e si decide come governo (M5S e gran parte della pubblica opinione) di togliere ad Arcelor Mittal la concessa non punibilità per danni ambientali arrecati durante il risanamento ambientale della Ex Ilva allora è l’idolo che si vuole abbattere. L’idolo della fabbrica che inquina, uccide, sfrutta.
Quella non punibilità faceva ovviamente parte integrante del contratti iniziale. Ilva, proprietà pubblica e poi privata e poi pubblica che inquina e finanziariamente e industrialmente tentenna? Qualcuno la vuole comprare? Chiede lo Stato italiano se qualcuno al vuole comprare. E ovviamente a chi la compra viene data esenzione dal rispondere dei danni ambientali precedenti alla sua proprietà e dei danni che ancora si produrranno nel tempo in cui si realizza il risanamento ambientale. Ma i molti in missione contro l’idolo fabbrica pensano e gridano che quella è intollerabile immunità, anzi licenza di continuare a uccidere e libertà di continuare a praticare la falsa fede industrialista. Quindi sia tolta per legge la "immunità". E se Arcelor Mittal allora molla l’ex Ilva, chiude baracca e burattini per impraticabilità politica e giudiziaria del campo, se la fabbrica chiude con i suoi 15mila addetti, meglio così. Sarà stata abbattuta un’intera cattedrale della falsa fede, purificata un’intera area occupata dagli infedeli, abbattuto il grande idolo delle ciminiere.
LUCIO FERO