La settimana delle "manifestazioni contrapposte" (quella del centrodestra in Piazza San Giovanni a Roma e quella di Italia Viva alla Leopolda di Firenze) sembra aver lasciato il segno sulla politica italiana. Lo dimostrano i numeri della Supermedia dei sondaggi di questa settimana, su cui potrebbero aver avuto un certo peso anche le discussioni interne alla maggioranza di Governo sui contenuti della manovra di bilancio. Vediamo subito i numeri: dopo diverse settimane di sofferenza, la Lega fa un "rimbalzo in avanti" non indifferente (+1,2% in 15 giorni) tornando sopra il 32%. Contrariamente a quanto avvenuto in passato, quando il trend della Lega era più o meno compensato da quello degli altri partiti di centrodestra, questa settimana salgono anche Forza Italia e Fratelli d’Italia; il partito di Giorgia Meloni (autrice di un intervento piuttosto appassionato a Piazza San Giovanni) si issa al di sopra della soglia dell’8%, mentre quello di Silvio Berlusconi continua a restare, sia pure di un soffio, sotto il 7%.
Per contro, sia il Partito Democratico (19,1%) che il Movimento 5 Stelle (18,7%) calano, e non di poco: insieme, i due principali partner del Governo giallorosso perdono circa un punto e mezzo, un calo compensato solo in minima parte dalla crescita di Italia Viva (+0,2%) che fa un altro passettino verso la soglia psicologica del 5% – ma resta ancora molto lontana dall’obiettivo dichiarato della doppia cifra. Questi numeri, messi insieme, hanno un impatto non indifferente sulle aggregazioni di maggioranza e opposizione. Se finora la coalizione giallo-rossa di Governo era rimasta all’incirca a un punto di distanza dal centrodestra, oggi il divario è aumentato a oltre 4 punti: 48,7% per il centrodestra – che ritorna in prossimità dei valori registrati alle Europee – 44,5% per i partiti dell’area di Governo. Sulla difficoltà delle forze di maggioranza pesa, con tutta probabilità, anche il dibattito delle ultime settimane intorno ai contenuti della manovra di bilancio.
Da un lato, i nuovi sondaggi pubblicati negli ultimi giorni confermano quelli di cui abbiamo parlato la settimana scorsa sugli orientamenti favorevoli degli italiani verso determinate scelte fatte dall’esecutivo (come il mantenimento di Quota 100, apprezzato dal 58% degli italiani intervistati da Ixè, o l’aumento delle sanzioni per gli evasori fiscali, che trova il sostegno di 3 italiani su 4 secondo Euromedia). Dall’altro lato, però, la percezione dei cittadini – nonostante sia prevista la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia che avrebbero comportato un forte aumento dell’IVA e la riduzione di 40 euro del cuneo fiscale per i redditi inferiori – sembra essere quella di una manovra che aumenterà la pressione fiscale: la pensa così il 34%, contro un 10% secondo cui le tasse diminuiranno e un 40% che ritiene che tutto rimarrà sostanzialmente invariato (dati Ixè). Dal sondaggio Ixè emergono altre indicazioni interessanti: ad esempio la convinzione diffusa (55% degli intervistati) che la kermesse di Italia Viva alla Leopolda finirà con l’indebolire il Governo, a fronte di un 15% che invece ipotizza un suo rafforzamento.
Restando in tema, va rilevato come la fiducia verso Matteo Renzi nei dati di Ixè faccia segnare un record negativo: solo il 12% dichiara di avere "molta o abbastanza fiducia" verso l’ex premier, oggi leader di IV. Sul fronte opposto, un buon 34% degli elettori condivide l’affermazione secondo cui, con la manifestazione di Piazza San Giovanni, sia nato "un nuovo centrodestra guidato da Salvini". Alla luce di questi dati, tutto considerato, non sorprende che siano in calo anche gli apprezzamenti verso l’esecutivo. L’istituto EMG registra una lenta ma costante diminuzione degli italiani che dichiarano di avere fiducia nel Governo Conte II: il saldo negativo verso chi invece dichiara di non avere fiducia è passato in poco più di un mese da 18 a 28 punti percentuali.
Un’altra domanda del sondaggio EMG è interessante perché getta un’incognita sulla stabilità del Governo: non solo gli italiani che ritengano sia meglio tornare al voto dopo la manovra invece di attendere la fine della legislatura nel 2023 sarebbero complessivamente in maggioranza; ma anche all’interno degli elettori del M5S, partito che esprime il Presidente del Consiglio e il maggior numero di ministri, la pensa così quasi uno su tre. Il dato riflette un certo "raffreddamento" degli elettori pentastellati verso il nuovo governo giallo-rosso: sempre secondo EMG, del resto, il 44% di chi oggi voterebbe M5S ritiene che un’alleanza con la Lega sia preferibile a quella con il Partito Democratico, quasi la stessa cifra di chi invece preferisce il PD alla Lega (46%). Non è difficile ipotizzare che un partito con una base così spaccata possa andare facilmente in fibrillazione sui temi più scottanti e – di conseguenza – mettere in difficoltà lo stesso esecutivo di cui fa parte.