Ultime dal Vaticano, e non buone. Una nuova cattiva notizia. A Londra l’Immobiliare della Santa Sede ha acquistato un altro palazzo. Un immobile dai costi elevati anche questo, 96 milioni la liquidità richiesta; 94,3 milioni il valore concordato. Il Vaticano senza pace, l’agitazione è pienamente giustificata dalla portata della spesa. E proprio mentre cinque dirigenti del Vaticano sono stati sospesi per un’inchiesta su operazioni illecite. Anche queste portate a compimento a Londra. L’avvio dell’indagine è partito in seguito alla pubblicazione della notizia da parte del rotocalco settimanale l’Espresso. Londra diventa quindi il punto di riferimento importante per le finanze della Santa Sede.
Il blocco immobiliare è ubicato nel centro di Londra. L’esterno in mattoni rossi, in buono stato di conservazione. I fondi necessari per l’acquisto verrebbero prelevati in due tempi e in due operazioni distinte. La prima metà dalla liquidità della Grolux, costituita negli anni; l’altra parte dal Fondo pensioni. Operazione non acrobatica, ma quasi. L’impegno viene pubblicato nel 2015, firmato da Domenico Calcagno, all’epoca presidente dell’Apsa, e dal cardinale Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede.
Accade questo: il cardinale di estrazione piemontese propone all’amico Versaldi l’acquisto di un immobile a Londra dai costi elevati. Ma com’è? In Vaticano monta poderosa la crisi economica che ha consigliato al Papa di bloccare nuove assunzioni in tutta la Santa Sede, con la possibilità solo del turn over, e i signori cardinali danno vita a questa costosa operazione? Una chiara contraddizione in termini.
L’immobile ancora non è finito sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti vaticani. Altra storia quello acquistato dalla Segreteria di Stato e per il quale, appunto, sono stati sospesi nei giorni scorsi cinque funzionari interni. Ma come è venuta fuori quest’altra storia? In Vaticano è pienamente operativa una gola profonda o circola liberamente un grande corvo? Della cosa si parla nel libro "Giudizio Universale" scritto da Gianluigi Nuzzo, non nuovo agli scoop in materia di Vaticano. L’autore cita una lettera firmata d Domenico Calcagno, finita poi sui tavoli della redazione del quotidiano La Repubblica. Si tratta di un’ulteriore conferma di operazioni importanti in mesi di richieste esplicite di morigeratezza e sobrietà. La realtà in Vaticano è nota da tempo.
La Santa Sede fatica maledettamente a fare quadrare i conti. Il Papa chiede risparmio ed oculatezza. E l’Apsa che gli combina a Francesco? Porta avanti un’operazione finanziaria di notevole portata. Una cosa milionaria, decisamente inopportuna visti brutti tempi che il Vaticano attraversa. Nei sacri palazzi l’acquisizione londinese viene ritenuta un atto di sapore chiaramente speculativo. Insensibile al dettato di Papa Francesco, l’imperterrito cardinale Calcagno comunica all’amico Versaldi che, tramite la British Grolux Investiments Ltd, ha fra le mani un immobile prestigioso "locato a più locatari commerciali nei piani bassi, mentre sui rimanenti cinque piani è in essere un contratto di leasehold residenziale19 per ulteriori ottantasei anni".
Il porporato aggiunge che il reddito deriverebbe dall’area commerciale che, al momento, "pari a quattro milioni di euro annui". La proposta di Calcagno passa tranquillamente, malgrado l’apporto di qualche aumento che non manca di provocare qualche punto interrogativi. Dubbi sull’incremento di alcuni costi, non rappresentati in sede di presentazione del progetto d’acquisto. Decisamente inopportuna in rapporto al momento economico che il Vaticano attraversa, la proposta di Calcagno passa senza che in giro si avvertano mugugni o dissensi. Tutto è certificato nel bilancio 2015 della stessa Apsa.
Acquisto da 96 milioni di euro, a dispetto della "criticità che emerge in merito alla rappresentazione contabile degli asset di proprietà formale dell’Apsa, inclsi però nei bilanci di altri enti vaticani". Londra si conferma, in ogni caso, punto di riferimento per gli investimenti immobiliari del Vaticano. Come pure appaiono sempre più intensi i rapporti fiduciari intrattenuti sempre dall’Apsa con numerose società, banche private e istituti di credito. Dalla Goldman-Sachs alla VanguardAsset Management di Canno Street; dalla Julius BaerInformation Bank Ltd alla filiale londinese del Credit de Suisse; infine dalla Deutsche Bank, nella City, fino a Barclay’s Bank Pic e Bank of England. Un intreccione o che cosa? Situazioni simili si registrano anche in Svizzera.
Conti con giacenze rilevanti e la ragnatela di posizioni dell’Ubs Zurigo, con il deposito 0247-00540000 di base e a, cascata, numerosi sottoconti. Sia in divise estere con saldi in soldi e in titoli: 1.2 milioni in franchi svizzeri, 7,1 milioni in euro, ovvero 12.1 milioni in dollari. Papa Francesco, ricorderete, aveva ordinata la chiusura di tutti i depositi. Ma non esistono prove che attestino la certezza che la richiesta sia stata eseguita in maniera completa. La situazione continua ad apparire estremamente ingarbugliata.
Il Papa cominciò la riforma della curia romana dallo Ior e dalle finanze. Al posto di Calcagno, all’Apsa, andò un uomo di fiducia del Pontefice, Nunzio Galatino. Ma si ha tuttora la sensazione/certezza che prima di arrivare alla trasparenza auspicata da Papa Francesco tantissima acqua debba passare sotto i ponti del Tevere. Il Santo Padre ne parla sempre con i suoi fedelissimi, ma in Vaticano operano ancora cardinali e impiegati che remano contro.
di Franco Esposito