A dieci giorni dall’inizio della protesta, le strade del centro della capitale cilena sono di nuovo in fiamme. Al presidente Piñera non è bastato cambiare otto ministri e fermare il coprifuoco. E i cileni riscoprono la musica della ribellione al potere: concerti istituzionali aprono a brani improvvisati in scaletta, cittadini si ritrovano spontaneamente in piazza con centinaia di chitarre e cantano in coro per ore.
Davanti alla Basílica de los Sacramentinos per esempio, un'orchestra esegue “El pueblo unido jamás será vencido”, scritta nel 1970 da Sergio Ortega e famosa durante i tre anni della presidenza Allende. Dopo il golpe che portò al potere i militari guidati da Augusto Pinochet, diventò un simbolo della lotta per il ritorno alla democrazia, in Cile e nel resto del mondo. Il brano in questi giorni risuona anche in tante altre piazze di Santiago del Cile.
Come in strada di notte e di giorno si sentono le canzoni di Victor Jara, cantautore, regista e poeta cileno sostenitore di Allende assassinato l’11 settembre 1973, a sei giorni dal golpe, durante la repressione del generale Augusto Pinochet. Tra le più eseguite c'è “El Derecho de Vivir en Paz”, dedicata da Jara nel 1971 al leader comunista Ho Chi Minh, durante la guerra del Vietnam, ma divenuta ormai un inno di pace universale. Come "Bella ciao": suggestiva la versione intonata in piazza Nuñoa e ballata dai ragazzi.