Centinaia di film legati all'immaginario collettivo italiano e non solo che hanno raccontato l'evoluzione del Paese. Filmati d'archivio che hanno segnato lo sviluppo della società, ma anche documenti, fotografie, interviste: un ricchissimo patrimonio, tratto dai fondi dell’Istituto Luce, da quelli delle Teche Rai e da quelli degli archivi del Centro Sperimentale di Cinematografia, che svela il variegato universo dell'audivisivo in un viaggio lungo 120 anni. È tutto questo il Miac, il nuovo Museo Italiano dell'Audiovisivo e del Cinema, che aprirà al pubblico negli Studi di Cinecittà a Roma dal prossimo dicembre.
Costato 2,5 milioni di euro, il museo si caratterizza come un luogo dell'immaginario in cui seguire la storia degli ultimi 120 anni dell'audiovisivo in un itinerario immersivo multimediale tra immagini e musiche. L'idea del museo, ha ricordato Franceschini, è nata "qualche anno fa ed è una rara soddisfazione politica vedere che in un tempo breve è stata realizzata". Il museo, una delle prime due iniziative finanziate con il piano strategico 'Grandi Progetti Beni culturali' previsto dall'Art Bonus all'inizio del 2015, ha messo insieme, ha ricordato ancora il ministro, "nella fase di progettazione, e in futuro nella gestione, l'Istituto Luce Cinecittà, il Centro Sperimentale e le Teche Rai che insieme hanno gli archivi d'immagini più formidabili al mondo".
Il museo permette anche di "vivere in modo nuovo e coinvolgente la grande storia del cinema italiana ma è anche aperto al futuro", ha evidenziato Franceschini che ha aggiunto: "Sarebbe molto bello avere una sale nella quale, attraverso l'uso delle immagini, il visitatore potesse lasciare una sua dichiarazione d'amore per il cinema". A parlare di una "start up" è stato Roberto Ciccutto, presidente e amministratore delegato Istituto Luce Cinecittà, perché il materiale esposto "sarà aggiornato con contenuti sempre diversi. Al di là delle sale immersive, nelle varie stanze vengono declinate alcuni temi: quello del potere, quello degli attori o dei premi Oscar. E poi quelli dell'eros e del paesaggio".
Il museo è curato da Gianni Canova, storico del cinema, Gabriele D'Autilia, storico della fotografia, Enrico Menduni, storico dei mass media e da Roland Sejko, regista, ed è allestito da 'None collective'. "Abbiamo messo a disposizione - ha detto il direttore di Rai Teche Maria Pia Ammirati - l'archivio della Rai a cominciare dagli anni della radiofonia, ovvero dal 1924. Abbiamo messo a disposizione tutto quello che possediamo in termini di audiovideo dal 1954 a cominciare dagli sceneggiati che hanno fatto la storia degli anni 50 e '60, dall'Odissea alla fiction'".
Le Teche Rai hanno fornito anche "i grandi lavori d'inchiesta. Facciamo vedere il grande intrattenimento, dalle gemelle Kessler fino agli anni Settanta, passando per 'Studio1' e 'Canzonissima'", conclude Ammirati. Si tratta, ha concluso Felice Laudadio, presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, "di un'operazione di ricognizione del nostro passato attraverso gli archivi dell'Istituto Luce Cinecittà, di Rai Teche e del Centro Sperimentale di Cinematografia".