Nulla unisce di più di un nemico comune, è triste ma è la verità; la c.d. "sinistra" che ci rimane, litigiosa e divisa fino all’atomo, sa far fronte comune quando ce ne è bisogno, quando c’è un pericolo, risponde bene alla chiamata al fronte, e al fronte oggi c’è quello che abbiamo visto l’altro giorno a piazza San Giovanni: "Dio, patria e famiglia". Un nemico enorme e non lo potremmo capire se non lo avessimo già visto e vissuto, attraverso la storia, si intende.
Pagherà? Non pagherà, la storia recente con Berlusconi ci dice che non paga e che alla fine si decise di copiare dal nemico sempre vincente pur di erodergli un poco di "vittoria". Vittoria di Pirro. Ma la cosa che spaventa più di tutte di questi tempi strani, veloci e anomali è che oltre un compattamento in difesa a sinistra, non c’è nulla. C’è invece un dato comune preoccupante che accomuna tristemente e trasversalmente tutti, il delirio degli italiani, questa irrazionale necessità di avere un’icona da venerare, per cui scendere in piazza o recarsi alla Leopolda, per cui urlare, sbavare, spingere, per toccare, baciare, fotografare.
Questo mi fa presupporre che una offerta politica diversa, di valore, sui valori seppure venisse, non troverebbe comunque riscontro di questi tempi. Ogni paese è sempre vero ha i governanti che si merita. Tempi malati da cui non so se potremo guarire mai. Un tempo si scendeva in piazza per degli ideali, per difendere diritti, per gridare e sbandierare una idea di società. Ribadire una ideologia!
Oggi siamo tutti fan quindicenni a un concerto rock, sudati e affannati, con mani rapaci per palpare un pezzo qualsiasi del nostro idolo, per scambiare con lui sudore e farci al fine un selfie. Quale Italia è mai questa e chi l’ha ridotta così? Unico orizzonte, si spera, sembra venire da questi giovanissimi, tredici, quattordici, sedici anni, sperando che non si sfaldino troppo presto, sperando che le urgenze della vita non li fiacchino anzitempo...
PAOLA NUGNES