Bici rosse, a Roma girano da qualche settimana. Girano, ma non troppo. Perché spesso, molto spesso, chi le usa decide di fatto di… fregarsele. Non è un vero e proprio furto, diciamo un’appropriazione privata, e ovviamente furbetta, di un oggetto pubblico. La bici rossa, evidente e anche esteticamente gradevole, è dotata di aiuto elettrico alla pedalata. E la bici rossa vuole essere un aiuto alla drammatica e disperata mobilità nella capitale. L’idea, civile, sarebbe: la prendi, ci fai il tratto di strada che ti occorre, poi la lasci. A disposizione del prossimo tuo che come te stesso, invece di infilarsi e intasare in auto o invece di dannarsi su bus e metro inenarrabilmente infernali, la prende, la usa, la lascia. In una staffetta e catena virtuosa tra cittadini.
Cittadini? L’idea diffusa di cittadinanza civile alla latitudine sociale dell’Italia contemporanea è altra: cittadino è chi si fa e fa i fatti suoi e il suo interesse, cittadino è, per venire al cosiddetto caso in specie, chi la bici rossa la guarda, gli piace, la usa, la prende e… se la tiene. Roma non a caso è la capitale di questa versione italica della cittadinanza. E quindi Roma dà l’esempio. Con i suoi normali cittadini che la bici rossa dopo averla usata la parcheggiano, ma guarda un po’, nel portone/androne o nel cortile di casa. Così la bici rossa non è proprio rubata, diciamo così la bici rossa è… privatizzata. Nell’androne o nel cortile di casa nessun altro può andarla a prendere, la bici rossa è diventata di fatto tua. O almeno a tua esclusiva disposizione.
Bici rosse sempre più nei cortili o negli androni, insomma, come si dice nella parlata romana, "inguattate". Accaparrate, nascoste, arraffate con destrezza. Bici rosse jump che vanno ad arricchire il patrimonio privato di un cittadino qua, un altro là. Cleptomania da strada, insostenibile tentazione a prendere la roba d’altri? La roba di tutti che sempre nell’italica cultura se è di nessuno non vuol dire sia di tutti ma vuol dire roba incustodita e arraffabile? Qualcuno dirà che bici rossa sparisce nel parcheggio per effetto pigrizia: uno ci si trova sopra, arriva dove deve arrivare, scende e, guarda un po’, la bici la lascia là.
Là dove? Perfino a Montecitorio altrimenti detto Camera dei Deputati o a Palazzo Chigi sede del governo. Perfino lì bici rosse privatizzate in parcheggio di fatto inaccessibile, perfino lì bici rosse che non ci dovevano essere. Perfino? Ma quale perfino… cittadini e casta, gente e Palazzo sono sempre più la stessa cosa.
Alessandro Camilli