L’Europa dichiara guerra agli Stati Uniti. Non è uno scherzo né un incubo, succede davvero, ma nel mondo virtuale. Dopo anni di dominio dei colossi statunitensi e cinesi l’Europa, con Berlino in testa, vuole creare una sua struttura, sua fisicamente e sua perché sottoposta alla giurisdizione europea, in grado di competere nel settore del cloud. È il senso del piano Gaia-x, presentato il 29 ottobre al Summit digitale del governo tedesco a Dortmund. Quello del cloud è un terreno delicato e strategico in quanto contenitore di milioni di dati sensibili. Un settore dominato oggi da Amazon, leader mondiale del public cloud nella declinazione Iaas (Infrastructure as a Service) con il 51% contro il 13% di Microsoft e il 4 di Alibaba e il 3 di Google, e un settore dove l’Europa e i singoli Paesi che la compongono sono del tutto assenti.
L’esigenza di recuperare terreno nasce proprio dalla delicatezza della materia e dallo scontro in atto tra Europa e Usa a livello legislativo e di norme. L’anno scorso, nel 2018, al di qua dell’Atlantico, è diventato applicativo il General data protection regulation, il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati, un impianto di 99 articoli teso a difendere la privacy di cittadini e imprese Ue rispetto all’uso di informazioni sensibili a loro riguardo. Contemporaneamente, al di là dell’oceano, sempre nel 2018, gli Stati Uniti hanno approvato il cosiddetto Cloud act: una legge federale che – fra le altre cose – permette alle autorità giudiziarie statunitensi di ottenere dai fornitori di servizi cloud di diritto Usa dati e informazioni sensibili anche quando sono depositati fuori dal perimetro statunitense.
Compresi quindi i server fisicamente in Europa, zeppi di dati di cittadini europei, ma di aziende Usa. Una misura che si scontra in pieno con gli articoli del Gdpr sulla tutela dei dati dei cittadini europei. A capeggiare la rivolta contro i colossi Usa un fronte franco tedesco che vorrebbe però allargare l’offensiva a tutta l’Europa. Il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier, ha esplicitamente parlato dell’urgenza di recuperare la "sovranità digitale" della Germania e nel progetto Gaia-x sono stati coinvolti pesi massimi come Sap, Deutsche Telekom e Deutsche Bank. All’inizio dell’ottobre 2019 il governo francese ha invece chiesto a due aziende domestiche, la software company Dassault Systèmes e la società di hosting Ovh, di presentare entro dicembre piani ad hoc per "infrangere il dominio delle aziende statunitensi" nel settore del cloud.
Operazioni pensate entrambe sin dall’inizio per essere poi estese ai 27 post Brexit. Guerra ‘giusta’ dal punto di vista dei cittadini europei che dalla legislazione di Bruxelles sarebbero certo più tutelati, ma guerra tutt’altro che facile da vincere. Le dimensioni degli avversari sono il primo problema, nel settore la quantità fa qualità, senza contare l’esperienza di aziende che operano nel settore da anni. Oltre all’alternativa fisica, cioè ai server da installare in Europa sotto le leggi di questa, bisognerà infatti creare un’alternativa di programmi, cioè creare software affidabili e concorrenziali rispetto a quelli, appunto, di Amazon, Microsoft e via elencando.