Piacenza si è arricchita di un nuovo spazio culturale, interamente dedicato all’esperienza migratoria, uno dei fenomeni avvertiti con massima attenzione dalla società attuale. All’interno della Casa madre dei Missionari Scalabriniani, infatti, si è aperto il MES – Museo dell’Emigrazione Scalabrini. Promosso dal Centro Missionari di San Carlo - Scalabriniani, con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il MES andrà ad arricchire il programma di Piacenza 2020, in linea con il tema "Crocevia di culture". Il museo si struttura come un percorso multimediale, interattivo e multisensoriale ideato dall’architetto Manuel Ferrari con contenuti multimediali di Twin Studio che, attraverso video, immagini e suoni, condurrà il visitatore ad approfondire il tema delle migrazioni, facendone comprendere il divenire storico, le dinamiche socio-politiche dal 1870 fino ad oggi, le soluzioni illuminate che un grande uomo di pensiero e azione come monsignor Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo di Piacenza tra il 1876 e il 1905, definito il "padre dei migranti", ha saputo mettere in campo, mostrando come la sua azione sia ancora viva nel mondo, grazie all’operato delle congregazioni religiose e laiche da lui fondate.
L’esperienza migratoria è presentata nei suoi momenti salienti: dalla partenza con tutte le sofferenze legate al distacco dai propri cari e dalla propria terra, all’opera ignominiosa dei "sensali di carne umana", come li definiva lo stesso Scalabrini, ai pericoli del viaggio, alle difficoltà d’inserimento in un Paese straniero e spesso ostile che li costringeva ad accettare i lavori più umili e degradanti e ad affrontare ogni sorta di sacrifici per dare un futuro alla famiglia e per aiutare i parenti rimasti in patria. Il MES intende soprattutto fare luce su una vicenda storica, come l’emigrazione italiana, sulla quale è calato il silenzio, proprio nel momento in cui si fa ogni giorno più acuto il dramma di intere generazioni che, ieri come oggi, fuggono dalla povertà e dalla miseria, dalla guerra e dalla violenza, dallo sfruttamento e dalla persecuzione. Il percorso espositivo, suddiviso in quattro sale, si apre con quella che racconta la storia della migrazione, in particolare di quella piacentina ed emiliano-romagnola, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, attraverso immagini, suoni, testi, interamente tratti dal repertorio archivistico della Casa Madre dell'Ordine Scalabriniano, proiettati in uno spazio circolare.
Le citazioni audio di Giovanni Battista Scalabrini consentono un’esperienza immersiva capace di esemplificare il disagio vissuto da chi ha scelto di emigrare. Da qui si accede a una piccola stanza simile a quella che si poteva incontrare in una casa rurale tipica del territorio piacentino - con il grande camino, un pagliericcio, le valigie pronte per la partenza. Testimonianze, immagini, documenti inediti, raccontano la vita delle persone che a causa di un malessere non più sostenibile scelsero di cercare fortuna altrove con i mezzi allora disponibili. La seconda sala, ripropone l’esperienza del viaggio a partire dalle citazioni dei viaggiatori dell’epoca che fanno ben comprendere le enormi difficoltà cui andava incontro chi cercava un futuro migliore per sé e per i propri familiari. Il visitatore è accolto dalla ricostruzione di una biglietteria del tempo e dalla riproduzione in grande scala della Giulio Cesare, una delle navi transatlantiche più veloci del tempo. Qui viene distribuito il biglietto di viaggio e, dopo il timbro e i controlli di rito, si entra fisicamente nella pancia dell’imbarcazione, ovvero in una scomoda e buia terza classe arredata con i lettini in ferro. L’esperienza del viaggio è rivissuta attraverso un oblò posto al centro dell’ambiente, su cui scorreranno tutte le tappe del viaggio: dalla partenza dal porto d'imbarco, al viaggio in mare aperto, con i canti e passatempi per rendere sopportabile quell’interminabile tragitto, fino all'arrivo nel porto di Ellis Island, con lo sguardo rivolto alla Statua della Libertà.
Il racconto continua con la sezione "Gli italiani nel mondo e la visione di Scalabrini", in cui viene mostrato quanto dovettero subire i nostri connazionali, una volta arrivati in Europa e in America. Le discriminazioni e le difficoltà che furono costretti a fronteggiare non lasciarono insensibile Giovanni Battista Scalabrini, che sentì urgente il dovere di dare immediato sostegno alle famiglie dei migranti. Varcata la soglia della terza sala, il visitatore è accolto da un ologramma del Vescovo, che racconta la sua visione del fenomeno migratorio in atto e le scelte adottate in aiuto a queste persone. La metafora dell'intensa vita del vescovo è tradotta da uno schedario, al cui interno sono presenti supporti multimediali video e oggetti dal grande valore storico-testimoniale, che espongono le tappe più significative del suo operato. All’interno di antiche valigie di cartone, alcuni video raccontano i due viaggi di Scalabrini in America. Il percorso si conclude con la sala dedicata alle migrazioni oggi, attraverso i dati messi a disposizione dagli scalabriniani presenti con missioni e case in tutto il mondo. Una serie di ritratti video-fotografici di immigrati a Piacenza nell’ultimo ventennio consente, attraverso testimonianze toccanti, di comprendere l’azione dei padri scalabriniani nella direzione della "cultura dell’accoglienza" verso una "casa comune".
Giovanni Battista Scalabrini nacque l’8 luglio 1839 a Fino Mornasco (Como). Ordinato sacerdote nel 1863, divenne professore e rettore del seminario diocesano S. Abbondio di Como e, nel 1870, parroco di San Bartolomeo a Como. Nel 1876, venne ordinato vescovo della diocesi di Piacenza che resse fino alla morte. Durante il suo apostolato, fondò le Scuole della Dottrina Cristiana, pubblicò la rivista il "Catechista Cattolico", celebrò il primo Congresso Catechistico nazionale nel 1889, meritandosi l’appellativo di "Apostolo del Catechismo" da papa Pio IX. Come "padre degli emigranti", fondò nel 1887 la Congregazione dei missionari di San Carlo. Due anni più tardi, nel 1889, istituì l’associazione laicale San Raffaele per l’assistenza ai migranti e, nel 1895, le Suore missionarie di San Carlo. Intraprese due viaggi per visitare le missioni scalabriniane in America: nel 1901 negli Stati Uniti e nel 1904 in Brasile. Morì a Piacenza il 1° giugno 1905. È stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II, il 9 novembre 1997.
La Congregazione dei missionari scalabriniani è nata a Piacenza nel 1887 per assistere gli emigranti italiani che partivano in massa per le Americhe. Nei decenni la missione di assistenza ai migranti si è estesa ad altri continenti, nazionalità e soggetti della mobilità umana. Da oltre 50 anni la congregazione è internazionale sia nei suoi destinatari sia nei suoi componenti. Oggi i missionari sono circa 700, di circa 40 nazionalità diverse e operano in 34 paesi. In Europa e in Africa, unite in un’unica Regione scalabriniana, si contano oggi 200 missionari presenti in 29 città di 10 nazioni, tutti impegnati in una variegata gamma di servizi sociali e religiosi offerti a migranti, rifugiati, richiedenti asilo e marinai di diverse nazionalità e confessioni religiose. L’azione di missionari, religiosi e sacerdoti è coadiuvata da circa 600 operatori laici che, a tempo pieno o a tempo parziale, partecipano alle varie attività di assistenza.