Ed ecco la Champions, stasera al San Paolo, e dovrebbe scoccare quella scintilla invocata da Ancelotti per accendere finalmente il Napoli dal quale è stato sedotto e abbandonato. Se non fosse che l’avversario non è di grande caratura e potrebbe non accendere niente nelle file azzurre. Per giunta basterebbe un pareggino per passare agli ottavi, non è una serata che richiede l’impresa. E, allora, attenzione. Caro Napolicchio, non fa’ lo stupido, dacce ‘na mano per applaudirti. Le cose stanno come stanno e non potrebbero stare peggio perché c’è aria di smobilitazione. Il futuro ha un cuore antico, come direbbe Carlo Levi, e Ancelotti se non si è fermato a Eboli, da qualche parte è fermo. Però, fra le tante parole che sono state pietre in questo periodo, una cosa ha detto che vale la pena ricordare.
A proposito del clima oscuro di questo momento, discutendosi se i giocatori sono con l’allenatore o meno, Ancelotti ha detto che la squadra non deve giocare "per" l’allenatore, ma "per la maglia azzurra". L’ha detto con troppa calma, lui il leader eternamente calmo, e forse ci sarebbe voluta la voce incisiva di Pertini per scuotere teste, coscienze e piedi. Noi che abbiamo difeso gli azzurri nelle tribolazioni di questi giorni, dal 5 novembre in poi, escludendo che fossero i responsabili del caos per niente calmo, noi oggi chiediamo ai giocatori del Napoli, ammutinati e mediatori, dissidenti e pacifisti, multati, insultati, titolarissimi, nuovi venuti e compagnia una volta bella, noi gli chiediamo di restituirci la voglia di tifare Napoli cancellando la noia sopraggiunta.
La società è ferma nelle sue posizioni da tribunale dell’inquisizione ed è un peccato. Aspetta non si sa che cosa. Superando il fuoco amico di questo periodo, avrebbe dovuto parlare con passione, cancellando con un atto di suprema generosità ogni rampogna e ogni raccomandata, e riannodare tutti i fili della discordia. È un peccato che De Laurentiis non ne sia capace per carattere e per rabbia poco repressa. Lui solo avrebbe potuto ricomporre lo scollamento azzurro. I giocatori sono soli e Ancelotti è in discussione. Farebbero bene gli uni e l’altro a trovare un’intesa momentanea per sottrarsi a questa deriva ridando ai tifosi l’immagine di un Napoli degno del loro attaccamento prima che l’indifferenza per questa stagione sciagurata sommerga tutto e tutti.
A Udine, Callejon e Mertens fra i più bersagliati nelle contestazioni in atto sono stati riproposti in campo. Non hanno giocato un granché. Anche Insigne è rimasto fuori partita fino a essere sostituito dopo un tempo. Koulibaly si è distratto sul gol di Lasagna dopo che i centrocampisti (poco centrocampisti, per la verità, ma questa è la "rosa") erano stati travolti dalla percussione di Fofana. Dimentichiamo gli errori, gli egoismi, il ping-pong dei passaggetti non sapendo che cos’altro fare, per un Napoli che torni a giocare per i suoi tifosi, restituendogli l’orgoglio e la passione di ’’o surdato ‘nnammurato". In fondo, più che il presidente e l’allenatore, sono i tifosi gli amici veri della squadra. Ricomponiamo questa amicizia, questo legame sfilacciato. Il Napoli non può morire così, sul campo e tra le voci di epurazioni, esili e cessioni. Ai giocatori chiediamo quella generosità che altri non hanno avuto per riparare il male non tanto oscuro di questi mesi. Rimangono i veri protagonisti, sappiano tornare ad esserlo ritrovando il gusto del gioco e la voglia di dispensare felicità al popolo azzurro scosso e ferito.
La Champions può fare scoccare la scintilla sognando un prosieguo mai registrato. Mertens ha il traguardo di cannoniere assoluto della storia azzurra. Insigne non faccia della fascia di capitano un gadget. Koulibaly risorga dall’appannamento restituendosi all’amore dei tifosi, guerriero amatissimo. Ritrovino tutti quella compattezza necessaria in campo dimenticando gli "allenamenti blandi". Il nostro è un discorso romantico, fuori dai tempi, ma adesso per non affondare nel discredito definitivo è il cuore che può muovere il sole e l’altre stelle, come direbbe il poeta. Torniamo a quel giorno all’improvviso che mi innamorai di te. Napoli, fai il Napoli. I giocatori, che abbiamo sempre difeso, non ci deludano. Altrimenti anch’essi finiranno dalla parte del torto. Per sempre.
E PRIMA DELLA GARA COL GENK IL TRIBUTO A MAREK HAMSIK
Napoli-Genk può rappresentare davvero il crocevia della stagione azzurra. Il passaggio ufficiale agli ottavi di finale di Champions League potrebbe ridare serenità ed entusiasmo alla compagine guidata da Carlo Ancelotti. In campionato Insigne e compagni sono apparsi ancora una volta bloccati mentalmente e poco brillante sul piano del gioco e della finalizzazione. Nessuno ha mostrato segnali di miglioramento con errori vistosi in fase di non possesso. Inoltre, ci sarà anche il tributo a Marek Hamsik, ex capitano del Napoli che sarà accolto per il saluto ufficiale al San Paolo.
Come svelato da Listicket, però, non decollano gli acquisti con soltanto due settori pieni, come la parte centrale dei Distinti e più della metà di Curva B: al momento deserta la Curva A. Ma, atto primo: quanto vale la qualificazione in Champions? Atto secondo: come finirà il braccio di ferro sulle multe? È una questione di soldi, sempre, e stavolta sono proprio tanti, quelli che ballano in questo macro-universo opulento. La Champions è una miniera, e si sa: paga 2,7 milioni di euro per la vittoria; 900 mila euro per un pareggio. Ma c’è altro ancora, ovviamente, perché passare il turno significa ritrovarsi in banca un bonifico di 9 milioni e mezzo per gli ottavi e la possibilità poi di incassare altri 10 milioni e mezzo per i quarti, 12 milioni e mezzo per le semifinali, 15 per la finale ai quali, la vincente, aggiungerebbe altri quattro milioni.
Ognuno può conteggiare come crede, insomma. Ma la pioggia di danaro è inarrestabile e il market pool contribuisce in maniera sensibile a spargere ricchezza: al Napoli, secondo nell’ultimo campionato, andrebbe - però a prescindere - il 30% della quota destinata ai club italiani, una cifra prossima ai quindici milioni di euro. Pronti, via, battendo il Genk, il Napoli scoprirebbe di avere immediatamente 12 milioni e duecentomila euro. E la prospettiva che all’orizzonte ci sia poi altro....
Mimmo Carratelli