Aspettando Checco Zalone col suo "Tolo Tolo", già oggetto di discussioni, contestazioni, polemiche, molto prima dell’uscita. L'ultima fatica del popolare comico sarà nelle sale italiane il 1° gennaio 2020. Intanto, al botteghino del 25 dicembre, giorno di Natale, hanno sbaragliato la concorrenza Ficarra e Picone. La coppia comica sicula ha raccolto il maggior numero di spettatori nelle sale italiane e realizzato il migliore incasso. Messo a testa in giù anche "Star War", da tutti indicato come il probabile numero uno, invece scivolato al quarto posto in classifica. "L'ascesa di SkyWalker", letteralmente doppiato, fermo a 79mila spettatori al boxoffice.
Ficarra e Picone in vetta con "Il primo Natale". Un autentico, inatteso, imprevisto boom di spettatori, 164mila il 25 dicembre. Al secondo posto il "Pinocchio" di Riccardo Garrone, definito un'edizione meravigliosa dalla maggior parte della critica. I cinefili più esigenti e appassionati lo hanno trovato "originale, interessante, penetrante, nuovo, lontano dalle precedenti edizioni dedicate ai bambini". Un Pinocchio da 159mila presenze al boxoffice.
Al terzo posto, anche in questo caso non senza punte di sorprese, "Jumancji", The next level, con 143mila spettatori in sala il giorno di Natale.
Incassi e spettatori comunque lontani, lontanissimi dai massimi storici. D'accordo, ci riferiamo ad altri tempi e a periodi completi, non limitati ancora, come questo, ai dati parziali in via di aggiornamento nelle prossime festività di fine d’anno. Aspettando comunque Checco Zalone e "Tolo Tolo", il film italiano più discusso dell'anno. E definirlo tale significa usare semplicemente un eufemismo. Mentre ne viene anticipato il contenuto fa già discutere. E mette l'uno contro l’altro, Cinema e streaming, si salvi chi può. Il tribunale di Milano, con ordine perentorio, chiede di "oscurare i siti con Zalone piratato". Medusa e Taodue hanno giocato intanto d'anticipo con una denuncia.
Comunque la giri, numeri alla mano, i record di una volta sembrano irraggiungibili. Dati oggi non praticabili i 65 milioni 679mila 283 spettatori e i 7 milioni e mezzo di incassi di "Avatar" nel 2009. I 65milioni di presenze al boxoffice per "Quo Vado?" nel 2016, per la regia di Gennaro Nunziante, con oltre 8 milioni contati ai botteghini. Film italiani in grado anche di rimpicciolire la grandezza indimenticata di "Titanic" firmato James Cameron nel 1997. Otto milioni e mezzo l'incasso, gli spettatori oltre 50 milioni.
Laddove fecero all'epoca sensazione gli incassi in lire di "Guerra e Pace" nel 1956 (15 milioni 707mila) e di "Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci con Marlon Brando e Romy Schneider, in grado di fruttare ai botteghini 15 milioni e 623 milioni di lire. Ai tempi si difese alla grande l'italianissimo Sergio Leone con il suo leggendario "Per un pugno di dollari": Una roba da 14 milioni 797mila 257 lire.
"Tolo Tolo"oggetto di accuse di razzismo, vere o presunte? In particolare la canzone "Immigrato", cliccatissima, con la quale Checco Zalone ha sostituito il solito trailer. Il film è circondato da grande attesa. I distributori Taodue di Pietro Valsecchi e Medusa del gruppo Mediaset hanno applicato la tecnica dell'anticipo contro quei siti che, alla faccia del diritto d'autore, piratano i film e li mettono a disposizione gratis in rete. Proprio così.
Alla vigilia di Natale il dottore Pierluigi Piccolo della 14ma sezione civile del Tribunale di Milano ha ordinato ai cinque più importanti provider italiani – Telecom, Vodafone, Fastweb, Tiscali, Wind – di inibire l'accesso a diciotto siti pirati che già pubblicizzavano il "Tolo Tolo" piratato.
Il tutto attraverso "l'utilizzo abusivo della locandina e del titolo dell'opera cinematografica, proponendo la fruizione illecita della stessa, in modalità streaming”. Il provvedimento mira innanzitutto a tutelare Luca Pasquale Medici, in arte Checco Zalone, e il produttore e il distributore del film. Un duro colpo al basso ventre per i furbetti del cinemino in streaming.
Ma la polemica sul razzismo vero o presunto che Zalone intenderebbe rappresentare con la sua ultima opera? Alcuni intellettuali definiscono l’opera un ulteriore spot a favore dell'immigrazione, se mai ce ne fosse bisogno. A proposito di razzismo, Moocky Greidinger, ha scatenato una polemica sul Financial Times. Lo chief executive di Cineworld, il secondo gruppo mondiale di sale cinematografiche in dieci Paesi, l’Italia esclusa, ha attaccato pesantemente Netflix, il gigante dello streaming. L'accusa è di aver programmato "The Irishman" di Martin Scorsese in poche sale e di avercelo lasciato troppo poco tempo. Netflix, che l'ha prodotto, l'ha ritirato dalle sale statunitensi il, 1° novembre e da quelle inglesi l'8.
Gli abbonati Netflix l'hanno avuto a disposizione il 27. I gestori delle sale si sono lamentati, protestando in maniera vivace. "Una permanenza appropriata nei cinema avrebbe generato un buon incasso". Sta di fatto che nella sua prima settimana su Netflix il film con Robert De Niro e Al Pacino è stato visto da 26milioni di persone.
La polemica inscenata da produttori e distributori di “Tolo Tolo” quindi non è nuova. I film in streaming mandano su tutte le furie i cinefili. Ma due dati anche un po’ crudeli spiegano che è molto difficile tornare al passato. Quindi, Tandue e Medusa, rischiano di prenderla in tasca, E con loro anche Zalone. Secondo la Motion Picture Association americana, nel 2018, le cose al botteghino non sono andate male. Quarantuno miliardi di dollari l’incasso globale, con un incremento del 1% sull’anno precedente. E nello stesso tempo il film su streaming hanno incassato 55,7 miliardi di dollari. L’aumento è stato del 16%.
Sarà ora curioso e interessante capire e vedere se la minaccia agitata dalla 12ma sezione civile del tribunale di Milano coglierà nel segno. Vinceranno streaming e i siti pirati o Checco Zalone e la legalità. Presto sapremo, gennaio ormai è vicino, praticamente alle porte.
Franco Esposito