Egregio direttore,
nel periodo natalizio le cronache vaticane hanno focalizzato l'attenzione sull'aspetto manesco di papa Francesco. Virtù non propriamente in sintonia con il fondatore del cristianesimo. Poco spazio invece, è stato riservato alle parole espresse dal pontefice sulle modalità comunicative del terzo millennio.
Da piazza San Pietro, Bergoglio ha bacchettato i fedeli asserendo che "Tu nella tua famiglia, sai comunicare o sei come quei ragazzi a tavola, ognuno con il suo telefonino, mentre stanno chattando? In quella tavola sembra vi sia un silenzio come se ci fosse una messa, ma nessuno comunica".
Concetto certamente vero, ma che proferito dal capo della cattolicità, suona a dir poco irriverente. L'apparente innocuo riferimento al "come si fosse una messa", è in realtà un attacco diretto all'essenza stessa del cattolicesimo, vale a dire alla celebrazione del mistero-sacrificio Pasquale (passione, morte, risurrezione) di Cristo Signore, reso presente ed efficace all’interno della comunità cristiana. I silenzi delle messe servono per far intendere al fedele più aspetti.
La prima è che bisogna contemplare, che non bisogna tanto partecipare, quanto aderire. La seconda che la Messa non è uno spettacolo che debba intrattenere piacevolmente, ma la ri-attualizzazione del Sacrificio del Calvario e questa sostanza basta e avanza. La terza è che il celebrante sta agendo “in persona Christi”, ed in quanto tale, non soggetto ad inutili chiacchiericci. Concetti elementari, ma evidentemente non per tutti.
Gianni Toffali