Con un documento di 120 pagine di motivazioni la Corte d’Appello di Roma ha riconosciuto l’esistenza del piano Condor, tra gli anni settanta e ottanta con sistematiche violazioni dei diritti umani. I fatti in questione sono ricostruiti all’interno della sentenza d’appello emessa nel mese di luglio e nella quale venivano condannati all’ergastolo 24 militari sudamericani per il sequestro e l’omicidio di 43 persone (tra cui 23 di origine italiana). "È come ci aspettavamo, siamo molto soddisfatti. Ci motiva inoltre a continuare la strada per la giustizia in Uruguay".
Questo il commento a Gente d’Italia di Silvia Bellizzi, sorella di Andrés Humberto "desaparecido" in Argentina dal 19 aprile del 1977. "Il documento è molto chiaro. Come ha detto l’avvocato Speranzoni sono motivazioni opportune, equilibrate e strutturate. Tanto le prove presentate in primo grado come quelle che si sono aggiunte successivamente hanno dato forza a una sentenza storica: per la prima volta nell’ambito giuridico internazionale è stato riconosciuto il piano Condor" ha osservato Bellizzi che è stata tra le promotrici del processo insieme ad altre famiglie italouruguaiane.
C’è un punto su cui si sofferma in particolare la sua analisi: "La sentenza stabilisce con estrema chiarezza le responsabilità dei militari che non agivano solo per rispettare gli ordini dei loro superiori come invece si diceva. Sono stati complici e riconosciuti colpevoli dei diversi reati". Altro aspetto che giudica "determinante" nell’esito di questa sentenza sono state le prove presentate dai nuovi avvocati del governo uruguaiano che hanno dimostrato il coinvolgimento dei militari nei reati contestati e la collaborazione a livello regionale.
Tra le 24 condanne emesse dal Tribunale di Roma ci sono anche tutti i tredici uruguaiani coinvolti nel processo, ex ufficiali ed esponenti dei servizi segreti: José Ricardo Arab Fernández, José Nino Gavazzo, Juan Carlos Larcebeau Aguirregaray, Pedro Antonio Mato Narbondo, Luis Alfredo Maurente Mata, Ricardo José Medina Blanco, Ernesto Avelino Ramas Pereira, José Sande Lima, Jorge Alberto Silveira Quesada, Ernesto Soca, Jorge Néstor Tróccoli Fernández, Gilberto Vázquez Bissio e Ricardo Eliseo Chávez Domínguez.
Tra questi l’unico a non essere stato processato in contumacia è Troccoli, ex capo dell’S2, il servizio di intelligence della Marina militare uruguaiana, trasferitosi in Italia nel 2007 per sfuggire a un processo in Uruguay grazie alla doppia cittadinanza. "Seguiremo in modo particolare la sua situazione in attesa dei prossimi avvenimenti" ha promesso Silvia Bellizzi.
Anche secondo Aurora Meloni, moglie di Daniel Banfi ucciso in Argentina nel 1974, si tratta di "una sentenza convincente e netta" come ha dichiarato a Radio Uruguay. "Ormai non restano dubbi, il piano Condor è esistito e si è trattato di un piano di sterminio coordinato tra le dittature del Cono Sur contro gli oppositori attraverso il terrorismo di stato. Siamo molto soddisfati del risultato ottenuto dagli avvocati" ha concluso.
Matteo Forciniti