Storia, sentimento, romanticismo. Da lacrime e da palpiti. Emozioni fortissime, italiane e uruguagie, non limitate a una partita di calcio. Genoa-Nacional Montevideo del 1925. Ritrovata in Uruguay la pellicola originale di quasi un secolo fa. Il filmato restaurato dell’amichevole sfida del 5 aprile 1925.

Risultato finale, Genoa 0, Nacional 3. Il documento è di inestimabile valore sentimentale e tecnico. Non la semplice occasione per un tuffo nel passato lontano. Ma una testimonianza del meraviglioso rapporto che unisce tuttora la città capoluogo di regione della Liguria e l’Uruguay, non ristretto alle squadre del Nacional e del Penarol. Dovendo considerare che a Genova approdarono in altri tempi straordinari calciatori uruguagi (Julio Cesar Abadie e Pato Aguilera per citarne solo due) e il nonno del famosissimo Juan Alberto Schiaffino, campione del mondo nel ’50 in Brasile con l’Uruguay, la celebre finale passata alla storia come il Maracanazo, un’atroce beffa per il Brasile intero, era un macellaio di Camogli.

Uno dei tanti liguri emigrati a Montevideo e dintorni. Il filmato di undici minuti, finora visibile solo su Youtube in bassa definizione, regala uno spaccato anche sociale del calcio di 95 anni fa. Restituisce particolari meravigliosi dei volti e del paesaggio di Genova, del pubblico e del gioco stesso. La celeberrima arte strategica del calcio uruguagio, ammirata e temuta nel resto del mondo, è visibile nel film ufficiale sulla storia del Nacional, presentato lo scorso dicembre.

Il merito è di un archivista di Montevideo, Felipe Bellocq, che si è dedicato al reperimento fin dal 2017. Ha scovato il reperto di 35 millimetri originale nella cassaforte del club. Secondo il database della Federazione Internazionale degli archivi cinematografici, è l’unica copia esistente. Fortunatamente preservata dal deterioramento, che per le pellicole di allora di cellulosa, è fisiologica. La maggior parte del filmato è andata distrutta o si è incendiata. L’achitetto Bellocq, decisamente benemerito, l’ha digitalizzata in risoluzione 2k. Eccezionale veramente il risultato. Il Genoa e la città di Genova messi al corrente della scoperta. "Si tratta del più antico filmato della squadra, a giudicare dai primi frame, è documento preziosissimo", si è spesa in complimenti la curatrice del Museo del Genoa, Giovanna Liconti.

Quel 1925 è l’anno dello scudetto di cui il Genoa si sente ancora oggi defraudato. Una complessa, ingarbugliata, lunga vicenda di polemica culminata nello spareggio col Bologna per il titolo della Lega Nord. Ma cosa ci mostra e ci fa vedere, e di cosa ci delizia il filmato restaurato? "Stadio Marassi, 1925. Il filmato sembra girato l’altro ieri. Le più antiche immagini digitalizzate della storia del calcio italiano. La collina di Quezzi mostra contorni nitidi. Sotto gli orti, sovrasta il campo da gioco Villa Piantelli, la villa degli spiriti. Incastrata tra la futura gradinata Nord e il carcere, s’intravvede la leggendaria tana dell’Andrea Doria. Sul greto del Bisagno, un cavallo. Una volta lì era tutta campagna.

"La folla in paltò sventola i cappelli per salutare l’ingresso in campo delle squadre. I giocatori del Nacional, in larga parte freschi campioni olimpionici, ascoltano l’inno nazionale, sorreggendo le bandiere dell’Italia e dell’Uruguay. Quelli del Genoa campioni d’Italia ascoltano sull’attenti la marcia reale. L’arbitro in giacchetta chiara è il presidente dell’Aia, Giovanni Mauro. Ai suoi fianchi, i capitani delle due squadre. "Alfredo Zibechi col basco in testa, El Pelado, già circondato dal mito. E Renzo De Vecchi, il "figlio di Dio", che il Genoa ha strappato al Milan per 24mila lire e un posto in banca. Il difensore Ramòn Bucetta fa il pronostico col gesto delle tre dita".

La successiva didascalia, un classico del cinema muto, annota che il Nacional ha già segnato in due minuti due gol. Marcatori Pedro Petrone e l’attaccante di antenati savonesi, Hector Scarone. Il terzo gol su calcio di rigore, "in seguito a un evidente sgambetto". Le immagini mostrano il pubblico che sfolla melanconicamente, ma convinto che i vincitori, non a torto, si vantano del titolo di campioni del mondo. Il documento è di portata storica. Unica copia esistente è catalogata dal Museo del Cinema di Torino.

Il Nacional conserva intatta nella sua sede di Montevideo la Copa Banco de Italia, il trofeo in palio per quella sfida. L’unica tappa italiana, Genova, della "Gira Europea", della squadra del Nacional. Cinque mesi, 159 giorni, dall’otto marzo all’otto agosto 1925, in nove Paesi. Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Belgio, Svizzera, Portogallo, e ventire città. L’esordio europeo a Parigi, la chiusura in Galizia, a La Coruna. Trentotto partite, 26 vinte, 7 pareggiate, cinque perse. Quel Nacional straripante, gioco, bellezza tecnica, gol. Centotrenta fatti, trenta subiti. La "Gira Europea" del Nacional venne organizzata in seguito ai trionfi della nazionale uruguiana di Obdulio Varela e Leandro Andrade, "La Maravilla". Eroi in patria e miti di esportazione, la grandezza di quel calcio a beneficio di appassionati e tecnici di tutto il mondo. Virtuosismi ammirati in ogni angolo del pianeta. Italianizzato Ettore, Hector Scarone giocherà con Giuseppe Meazza. E forte sarebbe rimasto il legame tra Genoa e Montevideo. La capitale si riempì nel tempo di genovesi e di liguri.

L’abbraccio dura tuttora. Come pure l’ammirazione italiana per quel calcio presente nelle magnifiche immagini restaurate. Documento prezioso per decifrare i segreti, che in svariati casi, hanno portato all’adozione di moduli moderni.

di FRANCO ESPOSITO