Nuovi guai in vista con la giustizia per Jorge Troccoli, l’ex militare uruguaiano condannato all’ergastolo nel processo Condor. Troccoli avrebbe partecipato all’arresto di Elena Quinteros, una maestra di origini italiane sequestrata all’interno dell’Ambasciata venezuelana di Montevideo il 26 giugno del 1976 e da allora "desaparecida". Un fatto abbastanza inusuale che provocò, tra le altre cose, la rottura delle relazioni diplomatiche tra il Venezuela e l’Uruguay per la violazione dell’extraterritorialità.
La ricostruzione di quel tragico avvenimento emerge -come riporta Radio Sarandí- da documenti ufficiali del Fusna (Cuerpo de Fusileros Navales de Uruguay) e presentati dal Governo uruguaiano alla Corte di Roma. Questi documenti dimostrerebbero quindi una nuova accusa contro l’ex capo dell’S2, il servizio di intelligence della Marina militare uruguaiana, un torturatore reo confesso come raramente accade. Lo stesso Troccoli, infatti, in passato arrivò anche a giustificare il suo operato in un celebre libro ("L’ira del Leviatano") dove rivendicava le violazioni dei diritti umani nel nome della difesa della patria e dell’anticomunismo nel periodo della guerra fredda.
Dopo l’apertura dei processi in Uruguay organizzò la fuga in Italia dove arrivò nel 2007 grazie a un passaporto ottenuto per via di un bisnonno paterno. Si stabilì prima a Marina di Camerota e poi a Battipaglia (Salerno). Proprio questo passaporto che lo aiutò a fuggire nel 2007 è stato sequestrato subito dopo la sentenza di condanna per il "pericolo di rischio di fuga" secondo i magistrati. Insieme a Troccoli -unico a non essere stato giudicato in contumacia nel processo di Roma- nella sentenza d’appello sono stati condannati all’ergastolo altri 23 militari sudamericani per il sequestro e l’omicidio di 43 persone (tra cui 23 di origine italiana) commessi tra gli anni settanta e ottanta nell’ambito del cosiddetto piano Condor.
Oltre al caso già descritto di Elena Quinteros, l’ex capo dell’S2 adesso è indagato dalla giustizia italiana anche per un’altra vicenda, quella relativa al sequestro e l’omicidio di Rafaela Filipazzi Rossini, originaria di Brescia e sequestrata insieme al marito José Agustín Potenza il 27 maggio del 1977 a Montevideo. I resti della coppia furono ritrovati ad Asunción nel 2006.
Matteo Forciniti