L’effetto virus. Micidiale su turismo e industria del lusso. Le sfilate della moda di Milano arriveranno a Pechino via web. Causa epidemia, più di mille compratori e designer diserteranno la settimana della moda. Gli stilisti sono pronti a collegarsi in streaming. "L’entità del danno economico del coronavirus sul turismo sarà devastante", avverte Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, la città italiana con Roma, Napoli e Venezia che più delle altre saranno costrette a fare i conti con gli effetti dell’epidemia esploso a Wuhan. "Bisogna attrezzarsi, non sarà un evento di breve durata", e qui il sindaco Nardella lascia a parlare siano i numeri e le previsioni. I contraccolpi dell’onda lunga del coronavirus già si avvertono. I primi effetti già pesano sulle tasche degli italiani, dal carrello del supermercato alla cena al ristorante, fino al mutuo della casa. L’emergenza sanitaria di queste ultime settimane sta iniziando a diventare un consistente costo misurabile in euro per le famiglie italiane. E per i conti dell’Italia. A fronte, di qualche vantaggio: scende il prezzo della benzina, già visibile ai distributori di carburante. Pochi italiani erano infatti a conoscenza dell’esistenza di Wuhan. Ai primi di gennaio il costo di un litro di benzina verde era di 1,63 euro; un barile di petrolio 58,34 dollari. Il virus ha congelato l’economia cinese, che da sola consuma il tredici per cento del petrolio mondiale. Il greggio, di conseguenza, in quindici giorni ha perso il dodici per cento del suo valore. Un crollo clamoroso della quotazione. Il carburante è arrivato alle pompe italiane a 1,574 euro al litro. Da lunedì prossimo, secondo le associazioni di settore, un litro di carburante dovrebbe costare 5,7 centesimi in meno. Il carburante, e poi? Ossigeno, se vogliamo, anche per i mutui. Goldman Sachs sostiene che ci sarà un rallentamento della congiuntura mondiale. I mercati sono convinti che il virus cinese possa avere effetti positivi. Le banche centrali potrebbero rinviare i rialzi dei tassi d’interesse. Diverrebbe conseguenziale il calo dei rendimenti dei bond: eccola quindi la boccata d’ossigeno. Il risparmio previsto, causa crisi, dovrebbe essere dello 0,07%. Il trend trova tra i festeggiatori anche il Tesoro. Il risultato delle elezioni in Emilia ha ridotto lo spread Btp sui bund tedeschi. Il risparmio sugli interessi da pagare ai creditori, solo per quest’anno, dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo, euro più euro meno. Molto più prosaico il terzo e ultimo vantaggio che il virus cinese consegna a noi italiani. Quello della carne di maiale e dei suoi derivati è addirittura un caso limite. Le quotazioni nel 2009 erano schizzate al rialzo del trentasette per cento, come conseguenza dell’epidemia di peste che aveva imposto a Pechino di macellare il venti per cento dei maiali nei suoi allevamenti. Il mercato, ora, ha invertito la rotta. Il crollo è del diciannove per cento da metà gennaio. La flessione si dovrebbe avvertire a breve anche sul carrello della spesa degli italiani. Qualsiasi raffronto deve però partire dai dati relativi al periodo precedente alla crisi da virus. Due esempi, per gradire: 1.167 è la spesa media in cosmetica e moda di un turista cinese in Italia, un tipo di visitatore che non si farà vedere per un bel po’ di tempo; 140 milioni di euro l’export di vino italiano in Cina. Crolla il prezzo della carne di maiale e dei suoi derivati sui mercati italiani, -19%, causa coronavirus. Gli hotel sono letteralmente in apnea. E con loro molti settori chiave dell’industria italiana rischiano di pagare un conto salato alla pandemia. Il boom del turismo da Pechino – 3,2 milioni di turisti cinesi sono arrivati in Italia nel 2019, il quintuplo dell’anno precedente – rischia di sgonfiarsi in maniera drammatica. Le disdette sono arrivate a pioggia in questi giorni. I centralini degli alberghi bombardati dalle richieste di cancellazione. Identico nelle proporzioni e negli effetti il disastro per il settore del lusso e della cosmesi. I cinesi diventano in questo caso spendaccioni quando durante le vacanze italiane. Pagano un pedaggio salato anche le aziende del settore meccanico, del vino e dell’arredamento. Settori che negli ultimi anni hanno contribuito al decollo dell’export verso Pechino. Anche per loro, causa coronavirus, il 2020 si annuncia tutto in salita. Danni pesanti sono previsti per la moda. Impossibile lavorare, le fabbriche cinesi sono ferme. Nessuno, al momento, osa stimare i danni per la moda italiana, causa il virus nato a Wuhan. Facile però prevedere che saranno pesantissimi. La pioggia di disdette per le sfilate di Milano ha già superato quota mille. Le sofferenze riguardano ovviamente anche alberghi, ristoranti e i servizi limousine attivi nei periodi delle sfilate. Il popolo della moda è senza parole.
di FRANCO ESPOSITO