Vitalizi ex senatori, circa settecento, mica pochi. Si pensava gli ex senatori, per mano e decisione interna, cioè del Senato stesso, fossero stati finalmente ricondotti a pensione. Sì, pensione. Pensione come ogni altro umano. Pensione e non vitalizio. La differenza non è da poco. E la differenza è molto poco apprezzata sia dalla cosiddetta Gente che dal cosiddetto Palazzo. Pensione, cioè assegno pagato e percepito quando si è cessata l’attività lavorativa. Pensione che può, anzi deve essere alta quando l’attività lavorativa è stata quella di parlamentare. Pensione che fonda la sua entità sui contributi versati, pensione che non deve essere minima per essere degna come invece comanda il livore populista.
Vitalizio invece è altra cosa e altro concetto, vitalizio è assegno a vita collegato ad uno status, ad una condizione che una volta acquisita diventa irrevocabile, quella di parlamentare appunto. Entità dell’assegno nel caso del vitalizio è slegata dai contributi versati. Là dove pensione è welfare, vitalizio è guarentigia. Si poteva pensare il Senato avesse ricondotto senatori in essere ed ex senatori nel corretto mondo della pensione. Sbagliato. Si moltiplicano i segnali secondo i quali apposita Commissione del Senato sta per riconsegnare agli ex senatori il diritto e la sostanza del vitalizio, insomma i soldi. E il tutto legittimato, si fa per dire, dal diritto dell’istituzione Senato ad auto amministrarsi.
Vitalizi in via di restituzione per gli ex senatori, oggi. Domani anche per gli ex deputati e poi per gli ex Consiglieri regionali, perché no? La vecchia guardia della Casta, senza altra considerazione per nessun interesse e valore, men che mai quello del prestigio e rispettabilità delle istituzioni, men che mai per la salute e l’immagine della politica, vede una finestra di opportunità per riprendersi i vitalizi. Del resto, di ogni altra cosa che non sia il denaro da riportare a casa, francamente se ne frega. E tenta così, con somma irresponsabilità e indifferenza, la resurrezione M5S.
Riallungare le mani sui vitalizi è respirazione bocca a bocca con un M5S in crisi rovinosa di immagine e consenso, in crisi perfino di identità. Quando il ministro Bonafede proclama la morte della prescrizione come niente meno che civiltà giuridica, in realtà celebra solo un malcelato travestimento dell’incivile "tutti in galera". Quando M5S difende il Reddito di Cittadinanza come l’ammazza povertà sa di recitare una pietosa bugia. Ma se la vecchia guardia della Casta si riprende davvero i vitalizi allora la domanda perché M5S una risposta improvvisamente la ritrova.
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