È evidente, anzi, "assiomatico", che il commercio online ha prodotto nuove categorie non solo di consumi ma anche di consumatori. La vastità dell’assortimento dei prodotti disponibili, come pure la possibilità di trovare rapidamente i prezzi più convenienti, sta cambiando molte caratteristiche del mercato "consumer".
Emergono anche nuovi segmenti di compratori, a volte a sorpresa. Già qualcosa cambia con la possibilità di poter fare lo shopping d’impulso - a volte un po’ sconsideratamente - a qualsiasi ora e seduti comodamente a casa. Senza che fosse immediatamente ovvio, già queste due caratteristiche hanno creato insieme un nuovo e interessante mercato: i consumatori "bevuti" che occupano per un lasso di tempo una posizione nel range che va da "brilli" a "sbronzi".
In America del Nord - forse più dedita sia al consumo d’alcool che all'online rispetto all’Italia - un recente sondaggio suggerisce che il mercato dei "bevuti" possa arrivare a valere fino a $45 miliardi all’anno. La stima, non particolarmente scientifica per via di un vizio di campione, arriva dalla rivista di marketing online americana The Hustle.
Ad ogni modo, la rivista - in un’indagine condotta su 2.174 adulti consumatori d’alcool tra i propri lettori - ha trovato che il 79% dei bevitori aveva fatto almeno un’acquisto online "in stato d’ebbrezza", che la spesa media annua pro capite per questo tipo di compere era di $444, che abbigliamento e calzature erano stati gli acquisti più comuni e che la piattaforma di e-commerce preferita dai lettori bevuti è risultata essere Amazon.
È praticamente impossibile dire quanto il campione sia o meno "rappresentativo" del pubblico allargato. Il risponditore medio aveva 36 anni, un reddito medio annuo di $92mila (il doppio del medio americano) ed era al 53% maschile e al 47% femminile. La propensione di fare lo shopping online non perfettamente sobrio incrementa con l’abbassamento d’età - il che suggerisce che il fenomeno dovrebbe continuare a crescere.
Siccome è noto che il consumo d’alcool possa distorcere il giudizio, è forse particolarmente significativo che il tasso di "pentimento" per le scelte compiute fosse invece notevolmente basso: solo il 6% dei rispondenti ha riferito d’essere dispiaciuto di avere fatto l’acquisto - anche se il 20% l’ha poi rimandato indietro...
James Hansen