Gente d'Italia

Troppe 500 banche in Italia, la Bce e Bankitalia puntano sulle fusioni

Montepaschi Siena, Banca Etruria, Popolare Vicenza, Carige, Popolare Bari: disastri, scandali, default. E risparmiatori beffati, letteralmente truffati. Problemi seri, sotto accusa talvolta l’ente di controllo e di vigilanza. La Banca d’Italia bersagli di strali più o meno giustificati. Nel caso della Popolare di Bari è stata sospettata addirittura di aver avuto "conflitti d’interesse ed eccessiva accondiscendenza". Una brutta grana. Si è reso necessario l’intervento della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Difeso con forza l’operato della vigilanza sull’istituto di credito barese. "Insinuazioni offensive su di noi", ad inquadrare "limiti e vincoli rigidi" dell’azione di Bankitalia. Il governatore Visco ha colto al volo l’occasione del 26mo Assion Forex di Brescia per invitare gli operatori finanziari e bancari a unirsi "con concentrazioni o maggiori integrazioni di attività, perché il modello bancario tradizionale ha ormai rendimenti contenuti, per ragioni non solo per ragioni congiunturali". Un invito tra le pieghe dell’allarme. Un appello vero e proprio, che va incontro al parere della Banca Centrale Europea. La Bce è dell’idea che "troppi sono 500 istituti bancari in Italia". Il parere è riportato oggi da Affari&Finanza, in copertina, nel numero oggi in edicola. L’impulso viene appunto dalla Bce, che ha annunciato novità regolamentari per rendere più praticabili fusioni e aggregazioni. Finora frenate da forti vincoli sul patrimonio che la vigilanza chiedeva agli istituti che cercavano di fondersi. Matrimoni talvolta non realizzati, a dispetto anche del pressing di Bankitalia, mai smesso. I numeri del sistema italiano dovranno accettare il confronto con quelli degli altri Paesi dell’Unione. Secondo i calcoli della Bce, in Italia le banche sono 488. In Germania addirittura 1.533; in Austria 521. In Italia i costi delle piccole banche sono in media il settantadue per cento dei ricavi, decrescenti per i tassi sottozero della Bce. "La ristrutturazione e l’adattamento al nuovo contesto economico deve proseguire per tutti con determinazione", chiede il governatore Visco. "Necessita ridurre l’incidenza dei costi, ampliare e diversificare i ricavi e la capacità di competere". Discorsi tosti, sostenuti dall’indirizzo Bce e da un sondaggio di Radiocor, citato anche questo da Visco. "L’ottanta per cento dei presenti al Forex ha rilevato che il 202 sarà l’anno delle fusioni". Anche in Italia si prospetta quindi un nuovo giro di matrimoni bancari. "Oggi le condizioni sono molto più favorevoli rispetto al passato. Anche perché le banche italiane hanno ceduto molti crediti deteriorati. Una precondizione necessaria e non sufficiente". Bper, Ubi, Bamco Upm e Mps sono le maggiori candidate per i prossimi matrimoni. Laddove si sono risolto in una sventura le nozze della Popolare Bari, schiacciata dal peso di cattivi crediti dopo diverse acquisizioni, tutte autorizzate da Bankitalia. Da salvare 1,6 miliardi di euro. Ma c’è dell’altro nel futuro prossimo del sistema bancario in Italia, come evidenzia Affari&Finanza, il settimanale di economia allegato gratuitamente a Repubblica. Gli ascolti record del Festival di Sanremo 2020 segnalano una tendenza che peraltro non è solo italiana. I network televisivi puntano ormai sui grandi eventi dal vivo per fare il pieno di raccolta pubblicitaria. Gli show live, ma anche la serie tv cult e soprattutto lo sport. L’ultima edizione del Superbowl negli Stati Uniti è stato visto da 100 milioni di spettatori. 435 milioni di dollari l’incasso dalla pubblicità. Negli States Espn, Abc e Turner si sono aggiudicate nove stagioni del super campionato Nba, per la cifra record di 24 miliardi di dollari. Siamo in presenza del boom della pubblicità. Bankitaliana è attenta al fenomeno, ne segue con interesse l’evoluzione. Ma è soprattutto fortemente interessata alle sollecitazioni dei banchieri centrali. Anche se negli ultimi tre anni, in un mare di parole, l’unica grande fusione in Europa riguarda proprio Banco popolare e Bpm. Poi complicata dalla passata gestione della vigilanza l’ha complicata con la richiesta di un miliardo di capitale aggiuntivo. E in coda, ma di primaria importanza, l’elogio degli istituti minori "verso aggregazioni e collaborazioni".

FRANCO ESPOSITO

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