I cani sono esseri facili. Con rare eccezioni, i canidi sono chiaramente affezionati a noi umani. Il quadro è meno chiaro con i gatti. Sono eleganti, hanno la pelliccia morbida, ma sono dei piccoli assassini che girano silenziosi di notte. Vedono al buio - così sembra - con occhi luminescenti.
La razza umana è sempre stata di due idee riguardo ai felini. Al giorno d’oggi molti li trovano adorabili, storicamente erano sospettati d'essere compagni del Diavolo e familiari delle streghe - creature di magia. Adorati dagli egizi e portati ai punti estremi dell’Impero dai romani per l’abilità nel cacciare ratti e topi, i gatti soffrirono un drammatico crollo di popolarità durante il Medioevo.
Li si sacrificava per promuovere la crescita degli alberi da frutto o per proteggere le coltivazioni dagli spiriti maligni. Venivano considerati simultaneamente come proiezioni diaboliche in forma felina, ma anche come possessori di misteriose capacità protettive. In Francia la Festa di San Giovanni presentava dei rischi particolari per i gatti. Fino a tutto il 16° secolo vigeva l’uso di gettare un paio di felini nel falò festivo.
Fino al 1618, il mercoledì della seconda settimana di Quaresima, si usava gettare un gatto dalla cima del campanile di Ypres (Ipro in italiano storico), una città delle Fiandre. Portava fortuna, seppure non all'animale. L’idea dei poteri protettivi dei gatti fu probabilmente alla base dell’antica abitudine. tipica di alcune parti dell’Europa del Nord e della Gran Bretagna di chiudere un gatto sotto il pavimento o tra i muri delle nuove costruzioni.
Se consola, secondo i ricercatori che hanno studiato l’usanza, non venivano murati vivi. Lì, all’asciutto, gli animali si mummificavano, restando a guardia della struttura per lunghi secoli. Non è raro trovare questi guardiani nelle intercapedini di antichi edifici durante i restauri - spesso accompagnati dalla preda, il topo, anche lui mummificato. Ormai non si sa più se l’intento fosse propiziatorio o semplicemente quello di scoraggiare le infestazioni dei roditori.
James Hansen