Effetto Coranavirus, letale per le imprese italiane in Cina. Micidiali le conseguenze dell’epidemia che sta mettendo in ginocchio il mondo dell’economia e del lavoro. Preoccupazioni ormai diffuse semina il virus in ogni parte del pianeta. In Cina contagia fortemente anche il mercato delle borse, delle scarpe e degli accessori. La maison fiorentina Ferragamo è costretta a chiudere a singhiozzo alcuni negozi in Cina. Sedici sono i punti vendita Ferragamo a Pechino, Wuhan, Shanghai. Da quelle zone sono arrivati nel 2019 il trentasette per cento dei ricavi della casa. Pari al 13,8 la percentuale delle vendite dei negozi Ferragamo in Cina nel 2019.
Arriva dal presidente della maison Ferruccio Ferragamo la notizia che l’azienda fiorentina dell’alta moda chiude punti in vendita in Cina, causa virus. Il titolare ha sviscerato il problema in occasione della conferenza stampa per la presentazione delle sponsorizzazioni Ferragamo 2020/2021. In particolare per quanto riguarda i restauri di sei statue di piazza della Signoria. Non un fulmine a ciel sereno, ma quasi. Felici di contribuire alla realizzazione di questi progetti fiorentini, il presidente di Ferragamo si augura di poter continuare a sostenere le iniziative di sponsorizzazione anche il prossimo anno. Ma non nasconde l’apprensione per "quello che sta succedendo nel mondo, da un punto di vista sanitario innanzitutto e anche di business".
Al di là delle parole e delle citazioni, la verità è questa: Ferragamo ha molti punti di vendita in Cina chiusi in questo momento; in altri gli orari di lavoro sono stati ridotti. "Temiamo un calo del fatturato". Preoccupa la bilancia costi/ ricavi. Ferragamo ha tante persone a casa in Cina. Lavoratori che vengono comunque retribuiti. A Firenze, poi, nel quartiere generale dell’azienda, si lavora a un piano di chiara emergenza. La cosa presenta una sua grande complessità. La decisione di tenere chiusi o aperti i punti di vendita cinesi di Ferragamo in Cina dipende dai vertici politici delle landers dell’immenso Paese asiatico. Ferragamo ha otto negozi a Pechino, uno a Wuhan, sette a Shanghai. Punti vendita anche monomarca all’interno di molte mall. Negozi in grandi centri commerciali che ospitano quelli della griffe italiana. L’affitto all’interno delle mall lo paga la Ferragamo spa. Ritmi di apertura e orari di chiusura sono regolati all’interno di un sistema centrale. E non sono prevedibili. Le decisioni vengono assunte giorno per giorno, tenendo conto ovviamente anche dei bollettini medico-sanitari.
D’altro canto, bisogna tenere conto del calo delle vendite a cinesi anche in altri Paesi del mondo. Italia in testa. Il vistoso calo è imputabile chiaramente al fatto che i cinesi hanno smesso di viaggiare, da quando è esplosa l’epidemia che rischia di diffondersi in tutto il mondo. Questa considerazione rende molto più complicata la già complessa situazione della presenza dell’imprenditoria italiana in Cina. Ferragamo è in questo senso l’azienda che si ritiene fra quelle maggiormente colpite. Forse la numero uno delle danneggiate dal coronavirus. "L’infezione è scoppiata alla vigilia del Capodanno cinese, il periodo in cui tradizionalmente ricadono le loro vacanze", fa notare il presidente della maison fiorentina, Ferruccio Ferragamo. Normale e conseguente che già vi siano falle nei conti delle aziende che contano sulla presenza cinese per tenere in sicurezza i profitti.
Ferragamo, intanto, lavora per un piano d’emergenza. Consapevole che i conti si faranno alla fine della pandemia, si spera quanto prima. I dati resi pubblici a fine gennaio, relativi al bilancio 2019, fornivano indicazioni chiare, probanti. Poco più del trentasette per cento dei ricavi arrivano dall’area geografica asiatica. In queste percentuali, la Cina interpreta la parte del leone. Nel 2019 i negozi diretti in Cina hanno registrato un cospicuo aumento delle vendite, pari al +13,8% dell’intero esercizio. Il +12,6% a tassi di cambio costante. L’epidemia di provenienza cinese sta combinando un bel po’ di disastri. Pesante in negativo il suo impatto sulla situazione economica. Costretto a chiudere negozi in Cina, causa virus, Ferragamo non nasconde di essere molto molto preoccupato. Anzi di più, l’allarme è già scattato.
Se la Cina chiude i supermercati, l’azienda fiorentina diventa mutilata. La domanda è: quanto potrà andare avanti in questa condizione di mancati incassi e di dipendenti operativi in Cina comunque da retribuire? Definire il problema serio è un semplice eufemismo. Un esercizio perfino inutile. Anche se "la performance del quarto trimestre 2019 ha continuato a essere fortemente impattata negativamente dalla situazione geopolitica in corso a Hong Kong", rivela Ferruccio Ferragamo con lo sguardo rivolto appunto a Hong Kong "dove le vendite reali sono scese a cambi costanti di oltre il cinquanta per cento rispetto al quarto trimestre del 2018". Hong Kong, poi l’epidemia da virus esplosa a Wuhan, a quelle latitudine il futuro s’annuncia buio, per le griffe e il commercio italiano a quelle latitudini.
Franco Esposito