Continua a diminuire la popolazione: al primo gennaio 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua. Lo rende noto l’Istituto di Statistica (Istat) nell’annuale rapporto sugli indicatori demografici. Aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini. Dieci anni fa erano 96: nel 2019 è stato registrato il livello più basso di “ricambio naturale” degli ultimi 102 anni. Dalla fine della prima guerra mondiale.
A fronte di 435mila nati vivi, sono stati 647mila decessi. Il numero medio di figli per donna è di 1,29, mentre è di 32,1 anni l’età media al parto. La speranza di vita alla nascita per le donne è di 85,3 anni, mentre è di 81 anni per gli uomini. Per gli uni come per le altre l’incremento sul 2018 è pari a 0,1 decimi di anno, corrispondente a un mese di vita in più. Si segnala, inoltre, un ulteriore rialzo dell’età media: 45,7 anni al primo gennaio 2020.
Quanto alla riduzione delle nascite, si conferma il dato strutturale del crollo del numero delle donne in età fertile (da 15 a 49 anni). Si segnalano a questo proposito 180mila unità in meno. Si tratta di un dato che deve far riflettere, visto che il numero di figli per donna è rimasto immutato (1,29). Vuol dire che la diminuzione delle nascite non è imputabile a una minor propensione (per motivi economici, sociali o di scelta esistenziale) delle donne a fare figli.
Che invece magari decidono di farli in età più avanzata. La media dell’età del parto è infatti di 32,1 anni. Con le quarantenni che fanno più figli delle under 20 e hanno ridotto quasi ad annullarla la distanza dalle donne tra i 20 e i 24 anni.